di Simon Larocca
25/07/2024
Nel corso degli anni, dalla terra del Sol Levante sono arrivati a noi caterve di titoli JRPG, i cosiddetti “giochi di ruolo alla giapponese”: a differenza di quelli spiccatamente occidentali, sia per design dei personaggi che ambientazioni, questi titoli si riconoscono facilmente per il gameplay molto più dilatato, dialoghi onnipresenti e molto stratificati, oltre a trame epiche in cui la salvezza del mondo non è che l’inizio.
Quando mister Ashino Katsura diede vita alla saga di Persona, giunta oggi a uno sfavillante quinto capitolo per console di nuova generazione, venne fissato un nuovo standard che Metaphor ReFantazio, in uscita l’11 ottobre 2024 anche per PlayStation e Xbox, cavalcherà con l’ardore e la combattività paragonabili a un Link in sella al suo destriero alla ricerca di Zelda. Solo che, al posto della principessa di Hyrule, il nuovo annunciato capolavoro di Atlus cerca con ambizioni nemmeno tanto velate di raggiungere l’eccellenza.
Persona metteva in campo una storia corale in cui si alternavano sezioni tipiche dei gdr a turni, con dungeon labirintici pieni di tesori e nemici che con l’avanzare del gioco diventavano sempre più ostici, ad altre in cui si esplorava la città e la scuola, in una sorta di free roaming dove parlare con amici e compagni di classe e andare in sala giochi o nei locali della città di riferimento permetteva persino di sbloccare nuove quest secondarie, utili oltre che succose.
Con Metaphor ReFantazio la squadra di Atlus, che ci ha già fatto divertire con Catherine e la saga di Etrian (un must per ogni appassionato di dungeon crawler, credetemi!), Ashino e il suo team vogliono alzare l’asticella e le premesse sembrano dargli ragione. Innanzitutto, the story so far: i dettagli della trama raccontano di un regno, Euchronia, gettato nel tumulto dal momento in cui il re viene misteriosamente ucciso: ad aggravare le cose anche una sorta di maledizione gettata sul principe, ed è chiaro che la situazione non potrebbe essere più disperata.
L’unica risposta possibile a questa crisi sembra essere partecipare a una specie di torneo per il trono, ed è qui che entrano in gioco il protagonista e la sua compagna Gallica, una fata dalle fattezze che definire deliziose sarebbe un eufemismo.
I programmatori parlano di ore e ore di gioco, talmente tante da rendere questo titolo uno dei più longevi di sempre a quanto dicono i rumours. La presenza di innumerevoli dungeon nella storia cardine rivaleggia con la moltitudine di arene di lotta dislocate ovunque nel momento in cui devieremo dal percorso principale per inoltrarci nella giungle di sub quest pensate per il nostro intrattenimento. Con una grafica che strizza l’occhio al classico stile simil cell-shading in versione moderna. Gli effetti di luce e ombre sono magnifici e l’ambientazione fantasy sullo sfondo si dirama in tutta una serie di trovate che ibridano il fantastico e il tecnologico, mettendo in scena un apparato dai mille volti.
Tutto splendidamente interessante, insomma.
Va da sé che le intenzioni degli sviluppatori puntano in alto, ma soprattutto lontano: la visione che permea Metaphor è quella di un titolo che faccia tesoro delle lezioni passate e si lanci verso il futuro dei giochi di ruolo fissando un nuovo termine di paragone.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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