di Simon Larocca
04/08/2025
Giornata tipo di un ragazzo adolescente negli Anni Novanta: scuola, compiti, calcetto in cortile con gli amici e il pomeriggio che muta in sera, finalmente alla tv trasmettono Go-Kart con Maria Monsè e i Looney Tunes irrompono con la loro allegria contagiosa. Porky Pig, Daffy Duck, l’iracondo Yosemite Sam e lo sfortunatissimo Willy il Coyote: sono solo alcuni dei personaggi portati al successo da Fritz Freleng.
Eppure c’è un personaggio che, al pari di Topolino nella scuderia avversaria, riesce a distinguersi per carisma e personalità. Un paio di orecchie da coniglio, un buco nel terreno, il caratteristico sgranocchiare dell’immancabile carota tra i denti: sto parlando ovviamente di Bugs Bunny, protagonista di Bugs Bunny Lost In Time, uscito per PlayStation nel 1999.
Squarciamo il velo del tempo, restiamo in tema: siamo nel pieno dell’era PlayStation, potremmo dire il suo momento di maggior successo e Infogrames, casa di produzione facilmente riconoscibile per il suo logo a forma di armadillo colorato e per averci regalato Alone in the Dark e molti brividi lungo la schiena, cavalca l’onda (temporale) di titoli platform 3D come Spyro e Crash proponendo una formula altamente collaudata: protagonista iconico, livelli che giocano con la Storia e, in più, l’umorismo Warner a pieno potenziale. Il risultato è una strabiliante avventura di genere platform, appunto, interessante anche se penalizzata da un paio di elementi di cui vi parlerò a breve.
Bugs Bunny si fregia di innumerevoli qualità come astuzia, acume tattico-strategico per sfuggire ai pallettoni di Porky Pig e le trappole dei suoi avversari, ma laddove primeggia per intelligenza, fallisce per quanto concerne la curiosità: troppa, ed è questa a portarlo a viaggiare per errore attraverso cinque epoche differenti a bordo di una Macchina del Tempo antiquata, omaggio palese alla Time Machine di Wells utilizzata dal protagonista nel romanzo omonimo.
Alla ricerca di carote (sia mai che manchino nella sua dieta) e simboli-orologi necessari per poter ricostruire la strada spaziotemporale che lo riporterà nel suo presente, il nostro Bugs dovrà superare incolume i primordi dell’essere umano nell’Età della Pietra, le sciabole e i barili pieni di rum nell’Era della Pirateria, per poi vagare nei Favolosi Anni Trenta e fare un tuffo nell’affascinante Medioevo, fino all’area finale.
Se prendere le redini, o meglio le orecchie di Bugs e muoverlo si rivela soddisfacente grazie alle sue battute, i calci sul sedere ai suoi avversari (non scherzo) e le variegate modalità con cui sconfiggere i boss e i suoi nemici storici (i cameo si sprecano e i fan dei Looney Tunes verseranno più di una lacrimuccia, ve lo assicuro), le criticità più evidenti si riscontrano con una gestione della telecamera da rivedere, e sto usando un eufemismo gentile, oltre a un livello di difficoltà che non costituisce mai una sfida ardua, di quelle a cui siamo abituati con titoli molto più impegnativi.
Mi viene in mente Super Mario Bros 3, per restare sul classico, o anche uno dei tanti capitoli della saga di Commander Keen se proprio vogliamo diggin’ in the past, scavare nel passato (ve l’ho già detto che siamo in tema, vero?). I cosiddetti “cannoncini”, ovvero il termine che negli anni Ottanta e Novanta si utilizzava per parlare delle vite rimaste a disposizione, sono virtualmente infiniti.
Ottima sia la colonna sonora del gioco che i temi che ci accompagnano a spasso nel tempo, mentre la localizzazione in italiano fa il suo dovere, restituendoci le voci dei personaggi animati con una certa fedeltà. Bugs Bunny Lost in Time è un titolo che fa presa nei nostri cuori per un indomabile effetto nostalgia, ma oltre a questo si rivela essere un gioco completo e divertente, di più non potevamo chiedere.
E come campeggiava la sigla finale al termine di ogni episodio…
Questo è tutto, gente!
Pro
Il mondo dei Looney Tunes approda su una console di tutto rispetto al massimo della sua forma, personaggi leggendari che hanno fatto la storia dell’animazione
Livelli ben strutturati, ambientazioni curate e diverse, con un design ispirato
Bugs Bunny è il top, sempre e comunque: la sua controparte a poligoni rispecchia fedelmente il character e giocare con lui, attraverso lui, è assolutamente un valore aggiunto
Contro
La difficoltà di questo gioco è stata impostata per acchiappare vecchi gamers appassionati delle serie animate e bambini di ogni età. E si vede
Chiunque abbia impostato i parametri e gli algoritmi che regolano la telecamera in gioco doveva essere molto, molto arrabbiato quel giorno. O sadico. O un sadico arrabbiato. Peccato non avere la macchina del tempo e andare a chiederglielo
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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