di Simon Larocca
12/05/2025
Riesco ancora a sentirlo, a distanza di anni. Il suo respiro minaccioso, mentre ero alla ricerca di indizi nei panni di Regina, colei che mi aveva rubato il cuore di videogiocatore teenager in quegli anni d’oro (scusa Lara, posso spiegarti e non è come credi). Il Tirannosauro Rex fece la sua leggendaria comparsa in Dino Crisis nel modo più traumatico e spettacolare possibile, facendomi saltare sulla sedia e lanciare il joypad in aria.
Non fu che l’inizio di qualcosa di grande, ribattezzato in maniera troppo semplicistica il Resident Evil con i dinosauri: Capcom intendeva dare inizio a una saga che si discostasse dalle atmosfere al cardiopalma in salsa survival urbana, ma che allo stesso tempo richiamasse la più famosa opera di Shinji Mikami per cavalcarne il successo.
Così, nel 1999, Dino Crisis venne pubblicato per PlayStation e consegnò Regina alla storia dei videogiochi, iconica protagonista dalle morbide forme e la letalità pari a quella di un T-800. Ricordo che in quegli anni post-Jurassic Park l’inserimento di almeno un dinosauro in molteplici titoli per console e PC era diventata una specie di legge non scritta, tributo al capolavoro letterario di Crichton reso ancora più celebre dalla pellicola di Steven Spielberg: da Tomb Raider a Turok, i nemici per eccellenza di Regina si potevano trovare un po’ ovunque, tuttavia la versione ideata da Mikami si discostava molto da tutto il resto visto fino a quel momento. Dimenticavi le atmosfere simpatiche alla Cadillac and Dinosaurs, insomma.
Reduce dai successi planetari di Resident Evil e il suo universo horror, Mikami ideò una storia avventurosa solida, in grado di mescolare sequenze d’azione sfrenate a sezioni costellate da enigmi e puzzle di varia natura: dai semplici “prendi la chiave e trova la porta giusta” a complicati riddles la cui risoluzione giustificava la presenza di materia grigia nei giocatori. Vi ricordo che all’epoca si poteva contare quasi esclusivamente sulle riviste di settore per consigli e soluzioni, a meno che non possedeste il Sacro Graal del mondo PlayStation, la famosa Action Replay sblocca codici che serviva su un piatto d’argento gran parte delle soluzioni ricercate (e spesso togliendo gran parte del divertimento: qualcuno doveva pur dirlo).
La trama imbastita da Capcom ci conduce su un’isola sperduta, più precisamente in un laboratorio ultramoderno dove venivano condotti esperimenti che avevano a che fare con la spaziotemporalità e amenità varie: la squadra di Regina viene inviata sul posto per accertarsi delle condizioni degli scienziati e del personale presente, dal momento che non hanno più avuto notizie dalla base installata in mezzo alla giungla profonda.
Sapete già dove stiamo andando a parare vero?
Incidenti non previsti, scoperte rivoluzionarie e creature di un lontano passato che ottengono una seconda occasione per trasformare tutti noi in succulento, saporito, appetitoso… cibo.
Adottando una regia quasi perfetta che gioca sul senso di pericolo che evocano i lunghi corridoi della base, resi ancora più cupi grazie alla dicotomia luci/ombre e una gestione cinematografica delle telecamere, Mikami ci lascia cadere in un incubo a occhi aperti dove non vi sono orde di zombi pronti a ghermirci in ambienti claustrofobici, bensì branchi di dinosauri inferociti e affamati che non intendono mollare le loro prede fino a che non ne avranno assaporato le carni.
L’approccio del giocatore, in definitiva, deve essere orientato a non cercare a tutti i costi lo scontro con le bestie del passato, nonostante la soddisfazione che si prova scaricando i caricatori delle futuristiche armi di Regina sui corpi a scaglie dei dinosauri!
Graficamente, Dino Crisis si guadagna la pagnotta senza infamia ma nemmeno troppe lodi: i poligoni regnavano potenti in quegli anni e non si poteva certo gridare al miracolo.
Però i punti di forza del gioco permangono ancora oggi, in un momento storico videoludico dove si sente la mancanza di un titolo che regali brividi e pelle d’oca a ogni angolo esplorato, con la sensazione costante di non essere tu il bullo delle giostre, ma solo il prossimo pasto di predatori molto, molto più pericolosi dell’essere umano.
Pro
Alternativa a Resident Evil capace di infondere terrore puro, dosando azione ed esplorazione all’interno di un gameplay classico che non snatura il genere adventure
Ci sono i dinosauri! C’è il Tirannosaurus Rex! Ci sono molti posti dove nascondersi e tante armi per farli fuori! C’è Regina.
Sezioni sparatutto indiavolate che controbilanciano i momenti dedicati ai puzzle, dove il ritmo cala vertiginosamente
Contro
Trama fantascientifica di per sé “già vista”, che non aggiunge nulla di nuovo e che prevede alcuni cliché sinceramente evitabili
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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