di Simon Larocca
11/08/2025
La paura è un mistero, proprio come il fondo del mare.
Quando un semisconosciuto regista di nome Steven Spielberg portò sul grande schermo un tema musicale destinato a entrare nella Storia e una pinna inquietante nel bel mezzo dell’oceano, la paura si insediò nelle pieghe del subconscio degli spettatori in sala.
Forte del successo piuttosto inatteso, vennero prodotti seguiti e a loro volta delle versioni videoludiche che cavalcarono l’onda, è il caso di dirlo, del franchise de “Lo Squalo”.
Jaws uscì nel 1987, ben dodici anni dopo il primo capitolo della fortunata serie con protagonista un terribile e implacabile squalo bianco: la trama del gioco, a dirla tutta, mescola personaggi, elementi e trame sia del quarto (prevalentemente) che del primo film, con l’obiettivo di restituire in formato 8 bit le atmosfere adrenaliniche che tanto bene rendevano sul grande schermo.
Sviluppato da Westone, e prodotto dall’onnipresente Nintendo su licenza ufficiale degli Universal Studios, Jaws venne pubblicato dalla famosa, soprattutto negli States, LJN: sussidiaria della Acclaim (vi dice niente Mortal Kombat?) fino a metà degli Anni Novanta, questa compagnia si occupava soprattutto di giocattoli, action figures e merchandising attinente ai programmi tv di successo e i film blockbuster (devo avere ancora da qualche parte un Hulk Hogan, rest in peace, preso da mio fratello), quindi ogni elemento del progetto Jaws fu studiato a tavolino per spingere al massimo il gioco derivato.
Ovviamente, Il NES in quegli anni era la scelta migliore, sia per fama mondiale che per capacità grafiche: parliamo di uno shooter a conti fatti, dove l’elemento strategico è ridotto all’osso e vengono introdotti blandi elementi di crafting relativi ai miglioramenti del mezzo marino, fondamentali per terminare il gioco con successo.
A bordo dell’iconica barca vista al cinema e che dovrete in tutti i modi tentare di non far finire come la controparte su celluloide, il vostro compito sarà quello di esplorare una porzione di oceano, navigando tra isole e atolli.
Novelli Jacques Cousteau, quando l’imbarcazione colpirà “qualcosa” (su schermo apparirà proprio questa scritta a dir poco vaga: you’ve hit something!”) la modalità di gioco muterà e passeremo al buon vecchio sparatutto a schermata fissa, se avete mai giocato al vetusto Asteroids sapete di cosa sto parlando.
Infilati nella muta da sub e con l’arpione tra le mani, l’obiettivo sarà districarsi tra meduse, stelle marine mai così agguerrite e piccoli squali, molto meno teneri dei baby sharks duddurududduru della canzoncina, ve lo assicuro!
A livello grafico il gioco non fa gridare al miracolo, soprattutto per i fondali scarni e non così ispirati, ma si rifà alla grande nelle battute intermedie e finali, quando il gameplay cambia così come la visuale di gioco e, pur con i limiti tecnici del Nes, vi sembrerà davvero di torreggiare sulla prua della vostra imbarcazione, osservando l’orizzonte in attesa dello scontro tra voi e lo squalo, tra l’uomo e la natura.
Infatti, dopo aver trovato un particolare oggetto necessario per localizzare il nemico e, fondamentalmente, seguendo lo schema ricerca-esplorazione-upgrade della barca, lo squalo apparirà in tutta la sua magnificenza ferina e starà a voi combatterlo, e non parlo di affrontarlo armati solo di un misero arpione… Ma altro non aggiungo altrimenti il gioco ve lo finisco io!
Parliamo piuttosto di quanto abbia segnato non solo un’epoca per gli appassionati di cinema e videogiochi, ma anche del suo valore collezionistico.
Cresciuto nel tempo come le onde inquiete di un mare in tempesta, la versione originale statunitense di Jaws è una vera e propria perla luccicante nel panorama internazionale che The Games Market, con una certa emozione e l’orgoglio di chi ama i pezzi di storia videoludica, mette a disposizione sulla sua piattaforma.
Così come nell’immersiva esperienza di gioco, non volete farvi sfuggire lo Squalo, vero?
Pro
Oggettivamente apprezzabile il tentativo di trasformare l’avventura al cardiopalma in un gioco arcade con un crescendo di tensione
Comandi intuitivi e interessante switch del gameplay a seconda delle fasi di gioco
Contro
Per quanto possa sembrare anomalo, il gioco pecca graficamente proprio nelle sezioni in cui ci immergiamo nelle profondità marine
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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