di Simon Larocca
03/03/2025
Quando ero piccolo, bastava davvero poco per divertirsi: inventare dungeon claustrofobici con trappole e mostri nell’ombra era semplice, l’importante era giocare insieme e con un po’ di immaginazione creavi mondi incredibili. Io e i miei amici, ginocchia sbucciate e bmx con i pedali più taglienti delle ossa di Wolverine, giocavamo a essere i protagonisti di Pitfall, saltando da un muretto all’altro e immaginando laghi di lava rovente al posto delle piastrelle.
Il gameplay più semplice e divertente del mondo.
Lo stesso che in qualche modo ho ritrovato immergendomi nell’originale mondo di Lost in shadow, opera videoludica uscita per nonna Wii nel 2010, prodotto e sviluppato da Hudson Soft. Si tratta di un gioco unico e raro, dalle atmosfere fantastiche che ricordano i film fantasy degli Anni Ottanta, con le loro immagini patinate, creature strampalate e un senso soffuso di malinconia che ne pervade le storie adolescenziali.
La Torre delle Ombre, questo il titolo con il quale il gioco è approdato in Italia senza grandi fanfare mediatiche (un micidiale harakiri commerciale per gli scaffali dei negozi dell’epoca, credetemi), sembra attingere a piene mani dai platform games classici, inserendo però un tocco di personalità unico e, soprattutto, un’idea di base che lo eleva dalla massa, sia a livello di narrazione che gameplay nudo e crudo.
Giocheremo nei panni di un’ombra strappata a forza da un ragazzo misterioso: la cut scene iniziale è piuttosto cruda e vedrà il nostro avatar aggredito violentemente un’inquietante creatura con armatura e spallacci pesanti.
[La Torre delle Ombre scena di gioco]
Scopo del gioco sarà scalare l’altissima torre e ritrovare l’essere umano a cui l’ombra appartiene, per tornare così a essere una cosa sola. Inutile dire che la quantità di puzzle ambientali in cui ci imbatteremo metterà a dura prova tutte le nostre abilità di timing e manualità con il wiimote, lo scettro caratteristico della console di casa Nintendo: croce e delizia, ma di sicuro iconico.
Uno dei punti di forza è costituito dallo sviluppo della trama in base a ciò che scopriremo strada facendo, grazie a messaggi e indizi disseminati lungo il percorso che conduce alla cima della torre. Entrare nelle meccaniche di gioco non è immediato: per fortuna il tutorial iniziale ci permette di prendere dimestichezza con i controlli, facendoci azionare leve e percorrere ponti, il tutto ovviamente visto dalla prospettiva di un’ombra e, in quanto tale, dovremo abituarci a vedere il mondo con i suoi occhi.
Emblematica, dopo i primi minuti di gioco, la scena della cascata, forse il primo vero momento di gioco in cui capiremo un concetto così distante dalla nostra forma mentis.
Non mancheranno i nemici frapposti tra noi e il nostro obiettivo, ma per fortuna non saremo soli! Come il buon vecchio (beh non proprio, lui è giovane per sempre!) Peter Pan aveva Trilly, noi avremo uno spiritello d’aria che ci accompagnerà nel viaggio ascendente verso la metà di carne e ossa perduta, supportandoci attivamente e diventando parte integrante del gameplay.
Oscillando tra luce e oscurità, l’ombra protagonista dovrà farsi largo all’interno di un mondo di gioco dove tutto e tutti si oppongono alla sua risalita, una sorta di viaggio di formazione atipico che ricorda, inevitabilmente, grandi classici della narrativa, film e fumetti, oltre ovviamente ai nostri amati videogiochi.
Da buon intenditore, non ho poche parole per descrivere la bellezza di questo gioco: i livelli sono ispirati, l’interazione con gli elementi presenti sullo schermo vi lascerà spesso a bocca aperta e capirete nel profondo l’importanza di essere se stessi, oltre a quanto possa essere doloroso e devastante perdere parte della propria essenza vitale.
Giocando a La Torre delle Ombre, insomma, comprenderete perché Peter Pan si arrischiò a lasciare l’Isola che non c’è pur di riacciuffare la sua ribelle ombra volata via in casa di una certa Wendy.
Non ce ne voglia Trilly.
Pro
Design dei livelli, di fatto interni ed esterni della Torre, che sembrano usciti da un dipinto
Gameplay originale e ben strutturato, una ventata di freschezza passata ingiustamente in sordina
Se avete amato Ico, Shadow of Colossus e The Last Guardian, è il gioco che fa per voi
Contro
Se vi piacciono i platform originali e con un livello di difficoltà crescente, non lasciatevelo scappare.
Se siete poco pazienti come la mia compagna, posate il wiimote e tornate a sgommare su Mario Kart
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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