
di Simon Larocca
23/12/2025
La filosofia della Grande N è da sempre una e una soltanto: far divertire i videogiocatori assecondando le loro passioni, accontentando il loro bambino interiore che non ne vuole sapere di crescere e, già che ci siamo, dare origine a nuove forme di intrattenimento sotto il suo inconfondibile marchio. E la serie di Mario Party, solo una delle tante IP che costituiscono un tassello fondamentale per la storia del Videogioco, è l’ennesima riprova della grandezza della casa di Kyoto.
Party game, ovvero quei titoli dove sono presenti minigiochi, solitamente con personaggi protagonisti di un universo narrativo prestati a un contesto molto più leggero: la primissima trilogia di Mario Party per N64, pubblicata tra il 1998 e il 2000, rappresenta ancora oggi, forse, il meglio che si possa offrire a un gruppo di amici o familiari radunati in soggiorno a giocare insieme. Pur non essendo il primo vero e proprio party-game pubblicato, basti pensare per esempio al mitico Circus Charlie di Konami del 1984 tanto amato dal sottoscritto, parliamo della pietra miliare per il grande pubblico domestico.
Si fece largo tra zombie, ocarine fantastiche e mezze-vite aliene con l’allegria incontenibile della banda di Mario, mettendo in palio monete e premi a seconda del risultato ottenuto partecipando ai vari eventi. La trama? Beh, qui le cose si fanno serie perché Bowser, Wario e persino la sempre moderata Peach vogliono stabilire chi sia la vera superstar di Nintendo!
Se ritenete gli Hunger Games l’apice del dissing, allora non avete mai visto uno Yoshi sul piede di guerra! Nel secondo Mario Party è ancora Wario a seminare discordia e il teatro di gioco diventa un luna park, mentre nel terzo atto del 2000 la trama acquista connotazioni molto più fantasiose, calando i personaggi all’interno di una scatola da gioco per recuperare le stelle che decreteranno il vincitore.
A metà tra il classico gioco dell’oca ma con meccaniche di guadagno e perdita dei coins molto più elaborate e simili ai board game moderni, Mario Party N64 garantisce un’esperienza che mette alla prova l’abilità arcade dei suoi partecipanti: le prove sono suddivise per categorie, da quelle per quattro giocatori contemporaneamente ai due versus due che leggenda vuole abbiano rovinato molte amicizie, fino a minigiochi singoli, prove dove il vincitore viene decretato in base al punteggio finale ottenuto.
Kenji Kikuchi, creatore e direttore creativo dei primi giochi della serie, diede la sua impronta fornendo ai giocatori un mix perfetto di strategia, istinto, pianificazione e la caotica allegria che contraddistinguerà tutte le arene di gioco fino al recentissimo Jamboree: quindi siate pronti ad affrontare Hot-Bob-omb, dove dovremo passarci la bomba fino a che non salterà in aria, e il malcapitato concorrente con essa, per poi esibire la rapidità di pressione dei tasti con Shy Guy Says, la versione Nintendo del coloratissimo Simon Dice. Anche la destrezza verrà messa alla prova, basti pensare alla gara di Desert Dash, precursore (ma guarda un po’!) dei moderni run ‘n game su cellulare.
Forse vi sembrerà anacronistico il concetto di party-game, in un’epoca in cui effettivamente le esperienze di gioco si sono attestate su generi ben diversi da Mario e Peach che battagliano a torte in faccia: dai soulslike hardcore in stile Elden Ring ai cozy-games votati al relax come Terraria, la serie di Mario Party potrebbe vacillare e perdere la sua fan-base storica, a conti fatti, ma così non è stato per fortuna. Di recente, Mario Party Jamboree su Switch ha dimostrato quanto ancora le persone sentano il bisogno di giocare insieme, spalla a spalla, smanettando con i joycon e ridendo saltando sul divano insieme alla nonna ottantenne che “alla-fine-sono-divertenti-questi-giochini”.
Quel bambino interiore di cui vi accennavo all’inizio e che scalpita dentro ognuno di noi, a qualsiasi età anagrafica e in qualunque posto del mondo e soggiorno allestito con console di vecchia e nuova generazione, non vede l’ora di rimettersi in gioco.
Meglio se in due, tre o più persone. Perché altrimenti… che festa sarebbe?

Pro
Ideale per giocare in famiglia o con gli amici, alle feste, nelle serate casalinghe in cui ci si sta annoiando o per fare colpo sulla ragazza o il ragazzo nerd di turno.
Il terzo Mario Party si fregia di una modalità single player che non potrà non incuriosirvi e regalare ore extra di divertimento
I minigiochi sono tantissimi, tutti diversi tra loro e con meccaniche uniche: Nintendo64 al suo meglio, e non è poco
Contro
Voto5Pro+Aggiungi proContro+Aggiungi contro Solo se non avete amici. Ma anche in questo caso, portare Mario Party a una festa può svoltare la vostra serata in meglio
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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