di Simon Larocca
16/04/2025
Il collezionismo oggigiorno è diventato anche una forma di investimento.
Bisogna fare i conti con questa verità, un assunto dalle molte sfaccettature e che vede il Grading come una delle risorse del futuro, ma già diffuse nel nostro presente. Per introdurre un discorso così articolato, è meglio partire dalle basi così da comprendere appieno di cosa stiamo parlando: in parole povere, fare grading significa prendere un prodotto, per esempio un oggetto da collezione come una rara carta dei Pokemon, inviarlo a un'azienda specializzata che definisce il suo valore e lo stato attuale a livello di integrità fisica.
Una volta effettuato questo processo di verifica l'oggetto verrà confezionarlo in una teca, garantendo “ufficialmente” lo status di conservazione verificato in precedenza.
A oggi, i principali players del settore sono per la maggior parte statunitensi: Wata, per coloro che bazzicano la rete, rappresenta al momento una delle maggiori realtà nel grading internazionale. La domanda successiva che ci si pone, dal momento che siamo gamers da una vita e l’argomento ci tocca da vicino, è allora inevitabile: come funziona il processo di grading per quanto riguarda il Videogioco?
È presto detto: il collezionista spedisce (quasi sempre oltre oceano) il gioco che vuole “gradare” a un'azienda che offre il servizio la quale, una volta ricevuto il pezzo e in base a procedure interne di codifica, comunica al cliente se il prodotto in questione può essere gradato o meno. Se il pezzo supera le verifiche, a quel punto viene messo letteralmente sotto teca, gli viene assegnato un voto in base allo stato di conservazione e infine rispedito gradato al legittimo proprietario.
L’idea alla base del grading, dunque, è quella di proteggere il valore del prodotto e garantirne l’originalità, non c’è dubbio, e grazie alle tecnologie moderne si può agire praticamente senza toccare, si veda alla voce “aprire la confezione”, il titolo in questione, che come sappiamo bene equivale a un sacrilegio in piena regola. Ma non è l’unico elemento, quello dell’integrità della confezione, che viene valutato: la presenza o meno del manuale e il suo stato è un fattore determinante, così come lo è quello della cartuccia all’interno. Parametri imprescindibili che contribuiscono alla valutazione finale, come avrete capito.
A onor del vero, il grading viene applicato non solo ai titoli nuovi ma anche ai giochi aperti, comunque completi in tutte le loro parti (cartuccia o disco che sia, mappe, manuali, materiale extra se si tratta di una limited edition). Il grading è molto diffuso negli States e da oltre vent’anni e in Giappone, terra natale del videogioco per antonomasia, è diventata pratica comune agli inizi del ventunesimo secolo, quando il concetto di preservazione ha iniziato a diventare sinonimo di valore crescente nel tempo. I campi in cui si sono mossi i primi passi sono stati quello fumettistico e la numismatica, ma ben presto c’è stata una consistente diffusione in altri settori, soprattutto sportivi.
Da circa una decina d’anni, sta prendendo piede anche da noi in Europa, con l’avvento delle aste milionarie che hanno consegnato alla storia carte Pokemon, e non solo, battute a prezzi elevatissimi: a oggi, il primo mercato di grading nel mondo e che oggi è lo standard in ottica di gradatura è proprio quello legato ai simpatici mostriciattoli nati su GameBoy.
Molti collezionisti e clienti, di recente, hanno iniziato a chiedere procedure di grading nei negozi specializzati. Con la minaccia costante di contraffazione, falsi e ristampe di titoli spacciate abilmente per nuovi, il grading appare come una delle possibili risposte ufficiali per infondere maggiore valore ai giochi originali e in condizioni perfette.
E soprattutto contribuire significativamente alla tutela della memoria storica videoludica, in un’epoca dove il fisico sta piano piano lasciando il campo al digitale.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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