Videogiochi multipiattaforma è il futuro che vogliamo?

Videogiochi multipiattaforma è il futuro che vogliamo?

Premi start

di Simon Larocca

02/09/2025

Così come le console vivono di generazione in generazione mutando nel tempo e uniformandosi alle preferenze e attitudini dei videogiocatori, sia quelli ‘vecchi’ che le leve fresche, così anche l’approccio di questi ultimi subisce variazioni significative, cambiamenti epocali che gettano le basi per nuove modalità di fruizione del media.

Di recente, ho avuto modo di leggere un interessante intervento su questo argomento da parte di Mat Piscatella, uno dei maggiori analisti e responsabile del settore videogiochi presso la società di analisi dati Circana.

Al di là della lucida analisi sul mercato del videogioco moderno, mi ha colpito soprattutto il discorso riferito all’avanzata inesorabile del concetto di multipiattaforma, a scapito delle esclusive per console. Vi riporto le sue parole.

«Da circa un anno, ogni mese c’è un gioco che torna in classifica dopo tanto tempo. Come mai? È uscito su un’altra piattaforma. Oggi chi compra un hardware lo fa per l’ecosistema, per la lista amici. Non convincerai più le persone a cambiare console per le esclusive. Siamo ben oltre quel punto.»

Facendo alcune ricerche on line, si può constatare la verità di ciò che afferma: titoli come Forza Horizon 5 e Stellar Blade, per esempio, sono rinati a nuova vita nel momento del passaggio su PlayStation 5 il primo (inizialmente era disponibile solo su Pc e Xbox), mentre Stellar Blade ha vissuto l’esperienza opposta, dapprima come esclusiva per l’ammiraglia Sony per poi approdare su PC e da lì scalare le classifiche fino alle vette. Ma tutto questo abbraccia anche titoli meno recenti, attenzione: Fallout 4, capolavoro Bethesda del 2015, che con le datazioni e i parametri odierni corrisponderebbe all’età della pietra in termini videoludici, è tornato alla ribalta negli ultimi anni grazie a una sapiente campagna di aggiornamenti per le next-gen PS5 e XBoxSeries.

È come se le vecchie regole, di fatto, non valessero più.

«Le persone sono ormai radicate nel loro sistema», continua lui. «Portare i contenuti a loro è l’unico modo per vincere. E questo è ciò che stanno facendo tutti, tranne Nintendo che tende a seguire la propria strada.»

Questo è un crogiolo di spunti che potrebbero spaziare dal filosofico al puro marketing: io credo sia corretto trovare la classica via di mezzo e analizzare l’assioma di Piscatella da un’altra prospettiva. È evidente che il ritratto dei videogiocatori e videogiocatrici di oggi sia un pallido ricordo di quello del millennio scorso, dove la corsa alla console dei sogni e il periodo natalizio si prendevano a braccetto.

Entrando in negozio e avendo le idee ben chiare su ciò che desideravi portarti a casa, sapevi già come stavano le cose e il punto esatto in cui era segnato lo spartiacque: da una parte Sega con Sonic e dall’altra Nintendo con Mario.

Quelle erano le esclusive del tempo, divenute poi un mondo grigio, stratificato con il passare degli anni (Crash Bandicoot per PlayStation, così come il leggendario Metal Gear Solid di Kojima e così via), ma pur sempre delimitato da confini netti, impossibili da confondere. E scavalcare.

Eccezion fatta per Nintendo, oggi il concetto di esclusiva non ha più il valore intrinseco che possedeva una volta.

Forse il futuro tracciato vede protagonista il sistema multipiattaforma come unico modo per sopravvivere nel mercato, ma se c’è una cosa che l’esperienza da ‘vecchio’ giocatore mi ha insegnato è che nulla vale quanto la sensazione di giocare a qualcosa che hai scelto tu e non è stato selezionato, imbrigliato e regolamentato da qualcun altro che dispone del tuo divertimento.

Il giocatore medio preferisce saltare a piè pari l’edizione limitata di quel titolo su quella piattaforma e attendere che sia il publisher a portargli a casa quel gioco, tra l’altro in digitale spesso e malvolentieri, con il porting forsennato a cui ci stiamo abituando.

I live service vanno per la maggiore e a conti fatti, mi chiedo, che cosa rimane della bellezza del ‘pezzo’ fisico inscatolato e pieno di contenuti speciali, quelli che, ammettiamolo, facevano sentire un po’ speciali anche noi? 

author

Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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