Alfa, beta, PAL, demo! Facciamo ordine!

Alfa, beta, PAL, demo! Facciamo ordine!

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di Simon Larocca

09/04/2024

La popolarità dei videogiochi più amati viaggia a braccetto, inutile nasconderlo, con la capacità dei publishers di saperli rendere unici, in un certo senso, anche quando quello stesso titolo è multipiattaforma, cioè pubblicato non in esclusiva su una console bensì su molteplici.

Ciò non toglie però che a seconda della piattaforma di riferimento le differenze possono essere molte e significative, e non mi riferisco meramente al concetto di grafica e prestazioni hardware, dove comunque queste ultime saranno certamente più elevate su un supporto piuttosto che un altro.

Partiamo con lo stabilire quali sono le tipologie di videogioco esistenti considerando il parametro più importante per un utente: la sua completezza.

Fin dagli albori, esistono le demo, diminutivo di demonstration e basta l'etimologia della parola per suggerirne la natura: in una demo troveremo in versione ridotta, sia per contenuti che per longevità, gli elementi principali del titolo in via di sviluppo.

Da sempre distribuita gratuitamente dalle case di produzione, le demo costituiscono il primo gancio verso l'utente videogiocatore per attirarlo verso il titolo molto tempo prima della sua uscita ufficiale.

Oggigiorno il dualismo demo-gioco completo si è ampliato con la diffusione dei titoli on line, giocabili dalle comunità in crescita di appassionati che non si limitano più a fruire delle campagne in single player: un titolo di largo consumo attraversa numerosi "stati" prima di essere distribuito, e come vedremo successivamente nemmeno in quella fase, sulla carta definitiva, potrà godere dello status di completo.

Avrete certamente sentito parlare tutti di versioni Alpha e Beta di un titolo: il concetto di demo si è stratificato in maniera articolata, dando origine a giochi Alpha che rappresentano titoli lungi dall'essere completi, che tuttavia possono essere giocati e provati per testarne le funzionalità e scovare glitch ed errori di programmazione grossolani: quel che si dice il primo passaggio correttivo, atto a ripulire il gioco per renderlo presentabile.

Nello status di Beta, invece, ci troviamo di fronte a un videogioco che ha dalla sua una certa solidità strutturale: i livelli funzionano, le armi anche nel caso di uno sparatutto, i movimenti sono fluidi e ciò che rimane da testare è la sua funzionalità a livello generale.

Non è ancora il prodotto finale, ma ci si sta avvicinando a grandi passi.

La differenza sostanziale tra Alpha e Beta risiede nella loro diffusione: la prima è a uso e consumo degli sviluppatori ed eventualmente persone di fiducia, in ogni caso interne, mentre la Beta viene resa giocabile ai giocatori: si tratta dell'evoluzione moderna della demo, in parole povere.

Un altro elemento importante che ci permette di capire qualcosa di più sul videogioco e le differenze che intercorrono tra un titolo e l'altro si trova nel concetto di PAL: sappiamo che i giochi targati Pal permettono alle nostre console di farli girare, in parole povere, ma il sistema appena menzionato si suddivide a sua volta in Pal A e PAl B, lo sapevate?

Per i collezionisti, questo è sia un'informazione scontata che un dato di importanza capitale, perché se è vero che oggigiorno con il region-free molte di queste restrizioni sono decadute, per console di generazioni precedenti, cito per esempio il leggendario NES, la questione diventa cruciale.

Se pensiamo, poi, che persino un cambio di distribuzione di una console in un determinato Paese può incidere su questioni legate al collezionismo e al valore di un titolo, la faccenda si complica oltre a diventare interessante.

Mi riferisco ovviamente alla questione GIG e Mattel, nella quale la prima subentrò al colosso americano: i titoli rimasero gli stessi, ma a volte basta un bollino diverso a fare tutta la differenza del mondo.

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Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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