di Simon Larocca
10/04/2024
Il mondo dei videogiochi è cambiato drasticamente negli ultimi decenni, rivoluzionandosi fin dalle sue fondamenta.
Prima dell’avvento della PlayStation, spartiacque tra il “vecchio” e il moderno, sussisteva un unico dilemma quando ci si recava nel negozio di fiducia per comprare l’ultima cartuccia uscita per il Sega Master System, ossia avere i soldi della paghetta per poterlo acquistare!
Oggi le cose sono molto diverse: il collezionismo ha preso piede in tutto il mondo, la varietà di giochi esistenti è abnorme e le esperienze simulative hanno raggiunto livelli talmente elevati da sfiorare il realismo puro e saper leggere a dovere la confezione di un videogioco permette agli utenti, e coloro che si approcciano all’universo videoludico per la prima volta, di orientarsi con cognizione di causa tra codici, simboli e sistemi di classificazione.
Il Sistema Pegi è il primo numero che salta all’occhio: si tratta del sistema di classificazione dei contenuti all’interno di un titolo, e viene adottato in Europa informando l’utente finale su ciò che troverà: le fasce d’età oscillano tra i 3 anni e i 18, progredendo dal verde fino al rosso.
Più si alza l’età sottolineata nell’angolo Pegi della confezione, maggiori saranno le restrizioni: inoltre, potremo visualizzare una serie di icone che rappresentano nel dettaglio quali tipologie di contenuti saranno presenti nel titolo che stiamo valutando, per esempio Sesso e Nudità, Violenza, Turpiloquio e così via tutte spiegate in modo testuale. Il Pegi è fondamentale perché permette ai genitori di minorenni di poter valutare consapevolmente se il gioco è adatto a loro.
Nella tabella qui sotto invece troverete per comodità un raffronto tra il PEGI e altri sistemi di classificazione degli altri paesi come l'ESRB (Entertainment Software Rating Board) americano, il RARS (Russian Age Rating System), l'ACB (Australian Classification Board) e l'USK (Unterhaltungssoftware Selbstkontrolle) tedesco. Ve lo presentiamo perché in un mercato interconnesso come il nostro è facile trovarsi in mano dei videogiochi con simboli diversi dal PEGI.
[Comparazione tra PEGI - ESRB - RARS - ACB e USK]
Lo stesso criterio vale per il CERO (Computer Entertainment Rating Organization) nel paese del sol levante che troverete stampato sulle confezioni di videogiochi Giapponesi dal 2002 in avanti.
[Sistema di valutazione CERO Giapponese]
Ma le confezioni presentano molti altri codici e simboli, importantissimi per tutta una serie di motivi che andremo a spiegarvi: esaminiamo per esempio la linguetta della confezione del titolo che vi ha incuriosito. Anche in questo caso, vi sono dei codici da tenere in considerazione perché possono fornirci informazioni davvero molto utili: forse i più famosi sono i codici di attivazione, presenti inizialmente nei giochi per PC agli albori degli anni Novanta e che consentono, essendo codici univoci, di far girare il gioco, attivandolo e rendendolo fruibile.
Molto spesso, soprattutto nei titoli costituiti da episodi seriali (come Life is Strange tanto per citarne uno), il codice di attivazione permette l’avviamento dell’ultimo episodio, garantendo così la completezza del titolo acquistato. Per i collezionisti porre molta attenzione ai codici sulla linguetta è una regola imprescindibile, anche perché è qui che troveranno i codici promozionali per sbloccare i contenuti esclusivi della Limited Edition acquistata, che possono essere skin speciali o la colonna sonora, contenuti che non saranno disponibili in altro modo e che nella loro esclusività permetteranno a quel pezzo di accrescere il suo valore di mercato (e anche affettivo).
Anche sul manuale del videogioco, presente all’interno della confezione in formato fisico per quanto riguarda i titoli meno recenti, vengono inseriti codici particolari la cui funzione è imprescindibile per coloro che li possiedono: al di là dei contenuti bonus, è possibile infatti attivare anche un codice di autenticazione, fondamentale per essere sicuri che la copia in nostro possesso sia originale e autentico, in primis, quindi l’importanza capitale di una conoscenza di base dei suddetti codici può fare la differenza.
A seconda del sistema d’intrattenimento che useremo, inoltre, troveremo sulle confezioni dei nostri amati titoli simboli e codici di altra natura, ma altrettanto rilevanti: i videogiochi PlayStation, per esempio, presentano sul dorso della confezione un codice alfanumerico che rappresenta in un certo senso la sua carta d’identità.
Ma non solo: l’ultima lettera ci comunica addirittura se il gioco tra le nostre mani è completo in tutte le sue parti o si tratta di una demo! Utile vero? Ma parliamo anche di Nintendo per par condicio: avete presente i triangolini colorati sul dorso dei loro titoli? Anche in questo caso il colore scelto per quel determinato videogioco non è affatto casuale, perché ci fornisce informazioni sulla lingua, o le lingue, presenti nel manuale e nel titolo stesso.
Conoscere il sistema di codici e simboli delle confezioni permette a collezionisti, ma anche ai “semplici” fruitori del media videogioco, di fare acquisti consapevoli. Andremo poi nello specifico delle varie codifiche per NES ad esempio nei prossimi articoli!
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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