
di Simon Larocca
20/10/2025
Per chi, come me, è cresciuto a pane e pallone da calcio, rigorosamente con le pezze nere a forma di pentagono come quello che rimbalzava sui campi chilometrici di Holly e Benji (altrimenti non era un vero pallone), i titoli calcistici per console e pc rivestono un fascino particolare, figlio della mia infanzia turbolenta sui campetti del parco cittadino.
Tolti gli scarpini con i tacchetti e indossato il joypad, la mia adolescenza è stata segnata dai vari Pes, Fifa International Soccer e tutta una serie di cabinati arcade portatori di magia, come Actua Soccer o il bellissimo Kick and Run della Taito. Ma nel 2008 avvennero due fatti importanti per la mia evoluzione: avevo un Nintendo Ds e uscì Inazuma Eleven per la suddetta portatile Nintendo.
Il concept che proponeva era tanto semplice quanto geniale: unire le meccaniche di un RPG a una trama sportiva, che dai campi di calcio della scuola sarebbe poi andata ben oltre, fino alla salvezza della Terra stessa contro gli alieni invasori, anch’essi appassionati dello sport su manto verde per antonomasia! Serie animate e spin off, versioni arcade e piuttosto ben riuscite che fomentarono i giocatori delle console-madri come la Wii, poi il franchise si allargò ed ecco che, a novembre e per tutte le console di nuova generazione sul mercato, si prepara a uscire dagli spogliatoi dello stadio il prossimo entusiasmante capitolo: Inazuma Eleven Victory Road.
Firmato come da tradizione da Level-5, casa di sviluppo giapponese che non sbaglia praticamente mai un colpo (qualcuno ha detto Professor Layton o Yo-kai Watch per caso?), questo settimo capitolo, mostrato con parsimonia nei trailer usciti negli ultimi due anni, sembra che prenda decisamente le distanze dalle trame e dai personaggi che abbiamo imparato ad amare nelle versioni precedenti, anche se la modalità Cronache, con più di cinquemila personaggi reclutabili, di fatto costituisca l’eredità e l’omaggio ai fasti del passato.
Nel tutorial che è stato possibile giocare nell’ultima demo diffusa, è stato possibile riprendere le redini dell’iconico Mark Evans, il portiere motivatore e grande protagonista dei primi capitoli del franchise, tuttavia Victory Road, benché voglia imboccare la strada della vittoria finale, letteralmente, come capitolo totale e fortemente celebrativo, concentra l’attenzione su un altro personaggio principale, perlomeno all’inizio.
Sto parlando del molto discusso Unmei Sasanami (Destin Billows localizzato): a differenza del grintoso Mark, pilastro tra i pali e personaggio dalle vibes alla Tsubasa per carisma e supporto ai compagni che reclutavamo, Unmei viene presentato come un ragazzo molto più fragile, affetto da una malformazione congenita che gli proibisce di praticare sport troppo intensi.
Praticamente l’evoluzione nel ventunesimo secolo del grande e mai dimenticato Julian Ross della Mambo.
Quindi, direte voi, dove sta l’inghippo? Giocando con l’hype che hanno loro stesso fomentato negli ultimi tempi, Level-5 non solo ci permetterà di giocare ancora con Mark e i suoi storici compagni (non vi rivelo troppo della trama che è stata parzialmente rivelata durante il Tokyo Game Show), ma attraverso varie linee temporali, proprio come uno scout reale che viaggia tra Barcellona e Milano alla ricerca del nuovo Fenomeno, Unmei potrà ingaggiare i campioni che hanno fatto la storia di Inazuma Eleven, e sono migliaia, per assemblare di fatto la squadra più forte dell’universo.
Victory Road punta in alto, a dispetto delle problematiche del passato che hanno visto il progetto Inazuma crollare un paio di volte: il gameplay è stato pesantemente modificato per quanto riguarda i match e gli scontri con gli altri giocatori, ma Level 5 ha promesso una maggiore gestione dell’aspetto tattico e una storia dai risvolti epici.
Il 13 novembre, salvo eventuali posticipazioni che noi non ci auguriamo, avremo tutte le risposte che cerchiamo. Possiamo parlare quanto vogliamo e disquisire per ore davanti alla lavagnetta negli spogliatoi, ma come sempre sarà il campo a parlare. E noi con lui.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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