di Simon Larocca
21/05/2025
La mente.
Un mondo sconfinato e proiettato verso altitudini non misurabili scientificamente, non del tutto almeno. Quante volte abbiamo sentito dire che sfruttiamo solo una piccola percentuale del nostro potenziale?
E quante volte ci siamo domandati se non sia davvero così, davanti a situazioni della nostra vita quotidiana che avremmo voluto gestire in modo diverso, imboccando vie che in quel preciso momento ci sembravano precluse, se non invisibili?
Mindseye, ambientato in un futuro che vedremo non essere poi così distante da noi, uscirà il 10 giugno 2025 e porterà con sé tutta una serie di motivi d’interesse notevoli, a partire dalle mani del burattinaio che si cela dietro questo titolo criptico.
Una città liberamente esplorabile, la possibilità di interagire con cose e persone in modo ultra-dinamico e la sensazione tangibile di poter fare tutto, consapevoli che ogni azione avrà delle conseguenze. Se state alzando la mano e fremendo per dire Grand Theft Auto, allora siete sulla strada giusta, diciamo. A capo del nuovo progetto sci-fi che si materializzerà sulle nostre console è proprio Leslie Benzies, che in pieno stile Troy Mclure dei Simpson “forse vi ricorderete per aver consegnato al mondo gli ultimi capitoli di GTA”, fino al V prima di lasciare Rockstar Games e cercare fortune altrove.
Dalle prime immagini diffuse tempo fa e scampoli di cinematica, i palati di giocatori e appassionati di narrativa fantascientifica con derivazioni urban sono stati solleticati a dovere: Mindseye (che già dal titolo ci suggerisce con quale organo non fisico dovremo approcciarci al worldbuilding pensato per noi dal team di sviluppo Build a Rocket Boy) è ambientato in una città avveniristica e piuttosto affascinante, dove le intelligenze artificiali e la visione del futuro progressista immaginato da magnati e scienziati è diventata finalmente (?) realtà.
Jacob Diaz, il nostro alter ego, è uno dei tanti reduci da una delle tante guerre che si sono susseguite nel tempo per arrivare a questo stato di apparente benessere universale. Tormentato dai ricordi di una precedente missione sotto copertura che l’ha segnato nell’animo, Jacob è dotato di un impianto neurale sperimentale chiamato appunto Mindseye.
L’interazione della sua mente con il complesso, e forse anche oscuro, sistema tecnologico alla base del suo impianto lo porterà ad affrontare un duplice viaggio: il primo per scoprire cosa si cela dietro questo impianto, a dir poco invasivo, e la corporazione che lo ha creato. Il secondo, ben più profondo e privato, costringerà Jacob ad affrontare i suoi demoni interiori e non è detto che ne uscirà pulito. Sempre se ne uscirà vivo, è chiaro.
Redrock è il nome della città dove saranno ambientate le avventure di Diaz, situata in pieno deserto, metafora perfetta della desolazione di molti principi morali abbandonati dall’umanità; un micromondo nel quale intelligenze artificiali come la nostra attuale Chat Gpt si sono evolute al punto da sostituire interi dipartimenti di controllo. Sto esagerando?
Forse. O forse no.
L’uomo ha consegnato le chiavi della sua salute mentale e della sicurezza fisica dei propri cari ai computer, le corporazioni in pieno stile Neuromante di Gibson (andate a leggerlo) la fanno da padroni e la domanda che sembrano suggerirci Benzies e gli sviluppatori di Mindseye, a questo punto, sembra essere una sola. Ne varrà la pena?
Sono sicuro che ci faremo ammaliare dalle luci di Redrock a bordo dei mezzi futuristici messi a disposizione per noi nelle sezioni di guida, allo stesso tempo si prospettano tutt’altro che banali le scelte che dovremo prendere e gli scontri con i nemici sulla nostra strada. A quel punto non sarà importante se decideremo per un approccio furtivo o la modalità Bruce Willis svuotando ogni caricatore nel nostro armamentario.
Perché ci porremo altre domande, altrettanto vitali.
Riusciremo a ingannare la mente? O sarà lei a ingannare noi, ancora e per sempre?
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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