
di Simon Larocca
19/11/2025
Le origini di un eroe si basano su precisi punti fermi, potremmo definirli archetipi, elementi cardine imprescindibili tramandati dalla madre di tutte le storie, quella raccontata per la prima volta attorno al fuoco. E il fuoco è simbolo elementale per eccellenza, l’ascesa, la caduta e la riscossa di eroi ed eroine, nei libri come nei videogiochi, si nutre molto spesso delle fiamme potenti della vendetta e della giustizia: quando le due cose vengono mescolate al senso dell’onore giapponese e rischiano di confondersi grazie a una sapiente scrittura, nascono i capolavori. E nella fattispecie, nel 2005 nacque la saga di Yakuza.
Quando un nome è tutto un programma.
Giunta attualmente al nono capitolo ufficiale (senza contare i numerosi spin-off rimasti purtroppo solamente nel Sol Levante, eccezion fatta per due o tre titoli come il bellissimo Lost Judgment), la serie ideata da Toshihiro Nagoshi sta per tornare in una versione remastered molto interessante: i primi due capitoli della serie, ribattezzati Yakuza Kiwami e Yakuza Kiwami 2, sono usciti in bundle il 13 novembre per Switch 2. L’epopea del granitico Kazuma Kiryu, membro dell’organizzazione del crisantemo (uno dei tanti simboli associati alla mafia giapponese) ritornerà in pieno periodo di festeggiamenti del ventennale dell’uscita del primo capitolo, e anche nel 2026 sono previste altre iniziative molto succose.
Pubblicato da SEGA e distribuito in tutto il mondo sulle console di riferimento dei primi Duemila, ossia PlayStation 2, Pc e la Wii U, Yakuza divenne fin da subito un punto di riferimento del genere, con un sapiente mix tra i beat’em up arcade degli Anni Novanta, il “nuovo” approccio free roaming della maggior parte delle avventure in terza persona e un campionario di mini-giochi fuori di testa che, a ogni capitolo, permettevano di dare respiro alle trame complesse e piuttosto violente di cui il franchise si è sempre fregiato.
Una delle caratteristiche principali dei giochi della serie è la possibilità di alternare il punto di vista del protagonista Kiryu con quella di un altro personaggio secondario, ma solo sulla carta: nel bellissimo Yakuza 0, per esempio, potevamo muovere Goro e scoprire le origini e le motivazioni alla base della trasformazione in un pazzo assassino di uno dei personaggi più iconici: in Kiwami 1 e 2 potremo fare la stessa cosa, nonostante il focus rimanga incentrato su Kazuma Kiryu, un giovane uomo dai pugni devastanti, la voce ardimentosa e una propensione a cantare al karaoke melodie improbabili tanto quanto i suoi abiti firmati. Il gameplay di Yakuza (oggi ribattezzato Like a Dragon) consta in un continuo girovagare per le vie frequentate da clienti di izakaya, giovanotti con le loro belle nei dintorni dei locali più trendy e sale karaoke dalle quali provengono voci stonate e risate assicurate, il tutto con l’intenzione da parte vostra di evitare (o incontrare volontariamente) criminali di altre bande e scagnozzi dal grugno minaccioso alla Toshiro Mifune: gli scontri sono meravigliosamente violenti e coreografati alla perfezione, sembra davvero di essere sul set di un’opera hard boiled alla John Woo, le nocche impattano contro le ossa e lo schianto dei corpi sull’asfalto, con tanto di evoluzioni cinetiche suggestive, restituirà tutta la cruda realtà di una vita vissuta a un proiettile calibro Arisaka alla volta.
Nintendo finalmente localizza in italiano i remake, permettendo così anche a coloro che all’epoca avevano fatto fatica con la lingua d’Albione di comprendere meglio le fitte sottotrame e la storyline principale, oltre agli ingenui (?) flirt della ragazza che lavora nella sala giochi arcade, solo uno dei tanti omaggi allo storico e leggendario passato SEGA. Poter rigiocare alle versioni originali dei capolavori della casa giapponese, da Out-Run a Space Harrier e molti altri, non ha davvero prezzo, e non c’è protezione mafiosa che tenga.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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