di Simon Larocca
04/11/2024
Parlare di videogiochi arcade, che si tratti di platform, picchiaduro o sparatutto, significa sempre creare piccoli varchi collegati al passato, lì dove si annidano i pomeriggi trascorsi davanti al televisore a tubo catodico con un joypad in mano e la meraviglia negli occhi. E quei momenti irripetibili portano con sé il seme del ricordo, ed è grazie a questo che posso rievocare le mie avventure giocando a Asterix and The Great Rescue, consapevole di quanto divertimento mi regalò.
Titolo immancabile per ogni possessore del Sega MegaDrive, Asterix e il Grande Salvataggio (in inglese suona sempre tutto meglio chissà perché!) uscì nei negozi nel 1993, momento probabilmente di massimo splendore per la console superiore di casa Sega, e che produsse una versione del gioco anche per la sorella più piccola, la Master System. Il personaggio creato dal fumettista francese Goscinny era conosciuto in tutto il mondo e trasporre le sue avventure ambientate all’epoca dei Romani, esercito famoso per la sua imbattibilità e che non riusciva a sopraffare gli agguerriti e folkloristici Galli, non poteva che regalare soddisfazioni a chiunque masticasse pane e fumetti. E infatti il gioco prende piede proprio da questo assunto: dal momento che Cesare e i suoi non riescono ad avere ragione sul campo dei loro coriacei nemici, decidono di agire subdolamente, rapire Panoramix il druido e il suo amato cagnolino. In questo modo, secondo loro, Asterix e i suoi dovrebbero finalmente arrendersi. Giusto?
Niente di più sbagliato.
Impersonando il baffuto gallo e il suo panciuto compagno, partiremo alla riscossa per liberare il nostro amico, attraverso livelli in 2D che restituiscono con ottimi risultati grafici e sonori le atmosfere che così bene si sposavano sulla carta. La scelta di chi utilizzare all’inizio di ogni livello dipende da noi, ovviamente le caratteristiche di Asterix e Obelix sulla carta differiscono per abilità e potenza, ma a conti fatti non cambierà tantissimo a livello di approccio strategico ai vari ostacoli, enigmi e nemici che affronteremo lungo i livelli, in pieno stile a scorrimento laterale come tantissimi giochi di quella golden age videoludica!
L’impatto che avremo iniziando a giocare sarà quanto mai entusiasmante: gli sprite di Asterix e Obelix rendono giustizia alla console su cui sta girando il gioco e i colori del MegaDrive restituiscono la bellezza degli scenari naturali, foreste e villaggi in primis, ma anche il livello sott’acqua fornisce molti spunti d’interesse per quanto concerne il giusto plauso alla potenza grafica della console a 16 bit.
Nemici come i granchi giganti, che vi costringeranno a diventare maestri del tempismo per non incappare nell’ennesima morte fuori programma, sono solo uno dei fattori che consegnano The Great Rescue negli annali dei titoli più difficili di sempre: la curva di apprendimento non è graduale con il procedere dei livelli, non vi aspettate tutorial morbidi: fin dall’inizio dovrete sudare sette corpetti di cuoio gallici per avere ragione dei Romani e liberare finalmente il druido e il suo fedele amico a quattro zamperix!
Quello che colpisce in questo titolo è stata la capacità di ritrarre Asterix e Obelix in maniera molto simile alle loro controparti cartacee: i personaggi si muovono esattamente come loro e anche piccoli dettagli come la posa da fermo di Asterix o le loro esultanze alla fine di ogni livello ci ricordano continuamente la derivazione dal mondo a fumetti creato da Goscinny.
Indubbiamente un titolo platform da giocare, promemoria in formato pixel di quanto i videogiochi Anni Novanta sapevano darci sempre qualcosa in più.
Pro
Il franchise di Goscinny prende vita grazie alla grafica del MegaDrive
Level design rispettoso delle ambientazioni fumettistiche
Per chi ama le sfide, è un gioco impegnativo!
Contro
Per chi non ama le sfide, è un gioco impegnativo!
Controllare Asterix e Obelix in alcuni livelli è piuttosto ostico: no timing no victory
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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