di Simon Larocca
28/09/2024
Chi di voi non ha mai sentito parlare di quattro tartarughe golose di pizza e maestre delle tecniche ninja segrete alzi la mano.
Bene, quelli fra voi che l’hanno fatto senza canticchiare la sigla del cartone animato storico, andato in onda su Italia Uno negli anni Novanta dopo pranzo al ritorno da scuola, possono accomodarsi in prima fila per essere messi alla gogna e subire una sonora sgridata con il bo, l’arma di Donatello. Sì, perché oggi parliamo di Teenage Mutant Hero per NES, conosciuto anche come Teenage Mutant Ninja Turtles, ed è il primo videogioco ufficiale dedicato alle testuggini mutate più famose di tutti i tempi!
La saga di Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello, allevati e addestrati dal maestro Splinter con le fattezze forse un po’ ingloriose di un topo di fogna, è iniziata quarant’anni fa, uscendo nelle edicole americane nel 1984 grazie alla fantasia di Kevin Eastman e Peter Laird, fumettisti statunitensi che con il primo numero a fumetti della serie diedero origine a una fortunata e prolifica epopea fatta di shuriken guizzanti, combattimenti spettacolari, fette di pizza fumanti e un pizzico di fantascienza condita da elementi supereroistici che sia Marvel che Dc, i due colossi americani che detengono il monopolio nel settore, apprezzarono al punto da generare eventi cross-over tra i loro eroi ipertrofici e le quattro simpatiche tartarughe adolescenti.
Esclusiva Nintendo nel 1989 con marchio Konami (e questo vi fa capire quanto fossero blasonate già allora le creature inventate da Eastman e Laird), questo titolo a scorrimento laterale, a metà tra un picchiaduro e un platform, fu distribuito l’anno successivo anche su altri sistemi, tra cui l’immancabile Commodore64 per la cronaca: nei panni dei quattro guerrieri gusciodotati dovremo farci largo attraverso sei aree piene zeppe di membri del Clan del Piede, l’organizzazione dietro la quale si nasconde il formidabile ninja villain Shredder, che non solo ha rapito il maestro Splinter ma anche April O’Neill, iconica e bellissima reporter amica delle tartarughe con la sua divisa da lavoro giallo canarino che ha popolato i sogni di ogni adolescente dell’epoca, anche tu che stai leggendo e fai finta di niente.
Teenage Mutant Hero prevede l’utilizzo di una sola tartaruga per volta da parte nostra, essendo un gioco ovviamente per singolo giocatore, che verrà eventualmente sostituita da una delle sue compagne in caso di azzeramento della barra vita, fino ad arrivare al nefasto Game Over quando non avremo più tartarughe ninja alla riscossa da muovere per terminare il gioco con successo.
Avremo fondamentalmente due visuali all’interno del gioco, quella dall’alto quando dovremo spostarci, a piedi o con il mitico furgone che funge anche da base operativa mobile, da un livello all’altro passando per tombini aperti e quant’altro, e la classica visuale 2D a scorrimento laterale dove potremo saltare e lottare contro i nemici mulinando le armi personali di ogni personaggio.
Michelangelo con i suoi nunchaku, Donatello con il bastone lungo, l’iroso Raffaello maestro dei pugnali “sai” (come Elettra della sopracitata Marvel) e infine Leonardo, guerriero e guida del gruppo armato di katana. Pregi e difetti sono ovviamente presenti in un titolo diventato seminale per il genere, e che rappresenta forse uno dei punti massimi arcade raggiunti dalla console a 8 bit a mio modestissimo parere (anche se reputo il secondo capitolo molto meglio del primo ma sarà un'altra storia).
Parlo dell’evidente difficoltà in alcuni livelli, un esempio lampante è il disinnesco delle bombe subacquee nelle fogne, dove ho depositato personalmente negli anni improperi coloriti tra le spire elettriche delle alghe-anemone, per fortuna controbilanciata da chicche che fanno la felicità dei fan della prima ora, come il sottoscritto, deliziandoci con scene d’intermezzo gradevoli e un mood generale che richiama fortemente le atmosfere e il ritmo della serie.
Pochi adattamenti videoludici di franchise di successo sono riusciti nell’impresa di segnare un’epoca. Sì, lo ammetto, è estremamente difficile, tuttavia poche ciance, indossate il guscio, facciamoci un giro pizza e andiamo a suonarle a quegli scagnozzi feticisti!
Cowabunga!
Pro
Ambienti, nemici, armi, design dei nemici robotici e molto altro ancora: tutto fedele alla controparte fumettistica e animata
Effetto nostalgia mai così potente ed evocativo
Elementi platform e botte da picchiaduro a scorrimento ben bilanciati che mantengono alta la soglia d’attenzione (e interesse)
Contro
Difficoltà sopra la media che diventa ancora più alta andando avanti con il gioco: non per i giocatori neofiti, indubbiamente
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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