Maniac Mansion capolavoro senza tempo

Maniac Mansion capolavoro senza tempo

C'era una volta

di Simon Larocca

09/08/2024

L'età dell'oro dei videogiochi punta e clicca, genere in cui universalmente e per comodità (forse anche generalizzando un po') vengono incluse quasi tutte le avventure grafiche, non è mai finita.

In ogni essere umano, dal più giovane al più anziano, è insito il bisogno di risolvere enigmi, superare le difficoltà e trovare la soluzione che condurrà a un nuovo confronto con un ostacolo più arduo. Bisogno che ci ha spinto a scoprire il fuoco e inventare la ruota, quindi perché non spremere le meningi anche per salvare la nostra amata fidanzata, caduta nelle grinfie di uno scienziato pazzo in una casa piena di pericoli?

Maniac Mansion, pubblicato nel 1987 da quella fucina di idee e meraviglie videoludiche conosciuta poi come LucasArts, è probabilmente la pietra miliare delle avventure grafiche, densa di umorismo, enigmi e trovate geniali. Ebbe molte conversioni, culminate con l'edizione per NES del 1990, che fu proprio quella che giocò colui che sta scrivendo in questo momento.

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Sandy, la fidanzata del nostro impavido protagonista, viene rapita e segregata nella villa di Fred Edison, parodia nemmeno troppo velata del classico Mad Doctor presente in molteplici film di serie B, e non solo. Con l'aiuto di due amici che potremo scegliere all'inizio del gioco, e la cui scelta influenzerà non solo i finali, multipli, ma molte fasi di gameplay della nostra avventura, ci si dovrà avventurare nella villa e svelarne la natura malvagia, nascosta letteralmente nelle sue profondità.

Iconica l'infermiera sadomaso Edna, aiutante e moglie del cattivissimo scienziato: cadere nelle sue grinfie significa game over, e credetemi quando vi dico che giocando a Maniac Mansion vi succederà spesso.

Il grado di difficoltà è elevato tanto quanto il senso di soddisfazione che otterrete risolvendo enigmi e sfuggendo alle innumerevoli trappole disseminate nei vari ambienti dell'enorme villa da esplorare. Il bello di videogiochi come Maniac Mansion, manco a dirlo, è la possibilità di giocarlo insieme agli amici, interpretando e muovendo il personaggio di supporto scelto e "passandosi il joypad", pratica molto in uso negli anni Ottanta e Novanta che, in epoca moderna, ha avuto molti tentativi di rivitalizzazione grazie a piccole perle horror come Until Dawn, del 2015.

Easter eggs e segreti da scoprire all'interno della mansion del dottor Fred rappresentano il fiore all'occhiello del gioco: elencarli tutti sarebbe impossibile e soprattutto vi priverebbero di gran parte del divertimento che l'esperienza di gioco può darvi: a me piace ricordare la famosa motosega, la cui presenza nel gioco avrà un senso solamente se giocherete al seguito di Maniac Mansion, quel Zak McKracken che di fatto fece da apripista per un certo Monkey Island (e che vedrà il grandioso ritorno del Vero Cattivo che si cela alle spalle di Fred Edison), oppure il criceto appartenente a un personaggio della villa, che ancora oggi mi provoca un senso di tenerezza inguaribile.

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Momenti unici e divertentissimi, che resero Maniac Mansion un must per ogni videogiocatore, per non parlare del lato collezionismo: la versione NES è ancora oggi molto ricercata, con la sua copertina che strizza l'occhio alle atmosfere da b-movie anni Sessanta, jeans sdruciti e la ribellione che scorre nelle vene.

Game Cover
8

Pro

Avventura punta e clicca seminale, titolo che diede origine a un esercito di giochi immortali

Folgorante a livello di sceneggiatura, battute iconiche e divertimento costante

Gameplay che incoraggia a valorizzare tutti i personaggi scelti e spremere le meningi

Contro

Difficile portare a termine il gioco senza un minimo di esperienza con i punta e clicca

Menù comandi non sempre intuitivo

Completo
60,61 €
Nuovo
227,38 €
Gradato
559,44 €
author

Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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