di Simon Larocca
19/08/2024
Il connubio tra Fumetto e Cinema è ormai assodato: esulando da discorsi da nerd che mi vedrebbero lanciarmi su una disquisizione lunga un papiro su quanto i fumetti avessero già coinvolto il mondo del cinema ben prima del Marvel Cinematic Universe, siamo d'accordo sul fatto che oggigiorno non esiste teenager e adulto che non abbia sentito parlare di Thor, Iron Man e compagnia supereroistica bella.
Spesso, però, ad attingere a piene mani dalla struttura fumettistica di una storia, fatta di vignette, balloon e illustrazioni proiettate verso l'idea di movimento pur rimanendo statiche, è stato un altro media che ci tocca molto più da vicino: con Comix Zone, infatti, il concetto di videogioco riuscì a ibridarsi alla perfezione con la narrazione di stampo fumettistico, dando origine a un titolo assolutamente di livello, capace di primeggiare ancora oggi su più fronti.
La conversione per Sega MegaDrive, uscita nel 1995, per molti fu considerata il canto del cigno della consolle dal mantello nero, pronta ad andare in pensione per l'avvento inesorabile dei sistemi d'intrattenimento domestico all'avanguardia pronti a subentrare a lei e al mondo dei sedici bit. Fu pubblicato ovviamente dall'onnipresente SEGA, che in quegli anni era ancora sulla cresta dell'onda e aveva il controllo totale su tutti i suoi progetti, basandosi sul concept di un picchiaduro a scorrimento, ma con l'inserimento di innovazioni che ne esaltavano il gameplay.
Innanzitutto il protagonista, un disegnatore freelance che a causa di un fulmine che colpisce il suo albo in lavorazione si ritrova all'interno delle pagine stesse per mano del villain da lui stesso creato, può muoversi di vignetta in vignetta scegliendo, una volta sgomberato il livello dai nemici presenti a suon di calci e pugni, di scavalcare letteralmente il bordo della vignetta per andare in quella successiva oppure scendere in quella di sotto, progredendo così nella storia. Dobbiamo quindi definirlo beat'em up a scorrimento multidirezionale, in un certo senso.
Ciò che colpisce fin dai primi minuti di gioco, escludendo l'introduzione che ancora oggi fa scuola per quanto riguarda il taglio delle inquadrature e l'evidente epicità tipica dei fumetti supereroistici americani, è la fluidità che lo contraddistingue.
Sketch (così si chiama il protagonista) può correre, saltare, eseguire combo, combinazioni varie di calci e pugni e, come se non bastasse, Comix Zone mette a disposizione dei giocatori un discreto, ma funzionale arsenale recuperabile in molte vignette di gioco: coltello e dinamite sono sempre state le mie prime scelte, dal momento che con il primo possiamo agevolare gli scontri diretti, ardui al punto giusto, mentre con i candelotti possiamo fare piazza pulita in un battibaleno, stando attenti a non farceli scoppiare in mano perché, come immaginerete, non è mai una buona cosa.
Il nostro avatar ha carattere e si vede, gli intermezzi con tanto di didascalie e balloon riempiti di testo permettono alla storia di avanzare, presentando comprimari e ambienti suggestivi, come il tempio che ancora oggi ritengo un piccolo gioiello di level design, modestissimo parere ovvio.
Lo sfondamento della quarta parete è un altro elemento imprescindibile del titolo Sega, con il quale gli sviluppatori si divertono, e noi con loro, a giocare con il linguaggio metatestuale, implementandolo alla grande nell'economia di gioco evitando così il pericolo, dietro l'angolo, di considerarlo un mero ingrediente inerte, bello da vedere ma fine a se stesso.
Nonostante la sua brevità, Comix Zone riesce a portarci dentro una storia a fumetti facendoci sentire protagonisti delle nostre azioni e salvatori del mondo.
Un mondo fittizio, ma mai così reale quando ci finisci dentro.
Pro
Concept innovativo e comparto tecnico eccezionale, MegaDrive ai massimi livelli
Grafica immersiva per l’epoca, livelli congegnati con criterio e protagonista fico
Fumetto e Videogioco possono coesistere
Contro
Controlli non sempre semplici e difficoltà oggettivamente alta nella seconda parte di gioco
Esperienza intensa ma non molto lunga, lascia addosso un senso di incompiuto
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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