di Simon Larocca
03/12/2024
A Capcom piace sorprendere il suo pubblico, e non lo scopriamo certo oggi. Ci ha terrorizzato scaraventandoci a Raccoon City in Resident Evil, gettato nelle strade polverose con una fascia rossa sulla fronte e un sacco di pugni da sferrare in Street Fighter e caricandoci di epicità dandoci pistola e spada per annientare demoni sempre più giganteschi in Devil May Cry.
Quindi, quando iniziarono a dilagare sulle riviste di videogiochi le immagini disturbanti di carne al sangue e fauci affilate con la tagline pubblicitaria “Voi siete cibo”, capimmo tutti che Capcom avrebbe combinato qualcosa di grosso: Dino Crisis diventò subito un must, con quel mix riuscito di azione ed esplorazione, di fatto un “Resident Evil con i dinosauri”, riduttivo ma efficace.
[ADV di lancio di Dino Crisis 2]
Correva l’anno 2000, sull’onda del successo forse anche un po’ inaspettato del predecessore, Capcom pubblicò il seguito ufficiale, Dino Crisis 2. Le premesse per un altro grande successo c’erano tutte: praticamente lo stesso team di sviluppo e lei, la protagonista, l’indimenticabile Regina, che per la prima volta metteva al centro della scena un’eroina con le forme (oggi il body-shaming è crocifisso giustamente in sala mensa, ma vent’anni fa le cose non erano molto diverse, sappiatelo) e tanti, tantissimi dinosauri affamati di carne umana, la nostra. Insieme a lei un altro personaggio giocabile, tale Dylan che di fatto non è mai stato pensato per rubare la scena alla nostra rossa preferita (e come avrebbe potuto farlo?).
Da subito a farsi notare gli sfondi pre-renderizzati, che tanto avevano fatto gridare al miracolo con Resident Evil e l’iconica villa da esplorare attraverso molti ambienti interni resi perfettamente dal motore grafico a disposizione. In Dino Crisis 2 Capcom fa il salto di qualità e si vede, eccome: gli ambienti 3D sono quanto di più bello si potesse vedere in quegli anni, a maggior ragione sapendo che la macchina in questione avrebbe presto ceduto il passo alla sua figlia ipertecnologica e tanto attesa, la PlayStation 2 destinata alla grandezza ancor prima di vedere la luce.
Regina si rivela un personaggio all’altezza delle varie Lara Croft, Jill Valentine e Mai Shiranui (sempre al top, la mia preferita) che spopolavano in una terra videoludica in tumulto, e chi coglie la citazione vince un chakra affilato: la tensione che si prova vagando per i corridoi della base, o nelle sezioni all’aperto dell’insidiosa isola teatro principale del gioco, è incredibile. Ogni angolo buio può nascondere un predatore giurassico pronto a farci la pelle, sensazione che forse è leggermente mitigata confronto al primo capitolo, ciononostante Dino Crisis 2 esegue il suo sporco lavoro egregiamente, sia sul piano del divertimento che nella restituzione di quelle atmosfere adrenaliniche che la sua fonte d’ispirazione cinematografica suggerisce appena, in poche e azzeccate sequenze.
Che Dino Crisis abbia tratto spunto da Jurassic Park, il romanzo di Crichton divenuto un film di successo grazie a quel filibustiere della celluloide di nome Spielberg è cosa nota: ma dove il film si ferma, di fatto rinunciando alle vibes prettamente horror che invece il romanzo illustrava e anche in maniera esplicita, Dino Crisis e in particolar modo il seguito spinge sull’acceleratore al riguardo, regalandoci sequenze gore epiche e una legione di dinosauri il cui unico obiettivo nella loro rinascita in epoca moderna è quello di usare Regina e Dylan come fili interdentali.
Glielo permetteremo? Beh, no. Le armi a disposizione dei nostri due avatar sono svariate e potrete equipaggiarne due, una principale e l’altra secondaria, come il famoso bastone elettrico impugnato da Regina che quando c’è da menare le mani non si tira mai indietro. Farsi strada a colpi di fucile a pompa o sventagliando pioggia mortale grazie alle doppie mitragliatrici mi ha dato soddisfazione ancora oggi, rigiocandoci dopo ventiquattro anni suonati! L’unico rimpianto è che di fatto a oggi la storia di Regina rimane incompiuta, questo perché il terzo capitolo ufficiale della serie venne ambientato in un futuro fantascientifico molto distante da Regina e la sua squadra, inspiegabilmente direi io.
Ma chissà, forse qualcuno ripescherà il franchise dagli abissi del tempo e ci restituirà una nuova avventura!
E no, i raptor in Dino Crisis 2 non hanno imparato ad aprire le porte, per nostra fortuna.
O sì? :)
Pro
Il ritorno di Regina in grande spolvero, con più grinta, più armi, più in forma che mai insomma!
Dinosauri ovunque, singolarmente o in branco, ma tutti quanti con un obiettivo comune: indovinate quale?
Tecnicamente al di sopra dello standard di fine millennio, la console grigia Sony spremuta a dovere nei suoi ultimi canti del cigno
Contro
Non sempre la gestione dei dinosauri da parte dell’IA risulta ottimale
- Coloro che apprezzarono il primo capitolo, in particolar modo per l’approccio stealth a discapito delle sezioni shoot’em up, qui si ritroveranno in una situazione diametralmente opposta
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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