di Simon Larocca
I videogiochi che hanno come protagonisti i ninja, si sa, hanno sempre esercitato un fascino speciale su noi appassionati, forse per la loro aura di mistero, a cavallo tra mito e realtà, o forse perché non c’è niente di più fico che lanciare stelline di metallo appuntite e sfoderare la katana, dipende dai gusti.
Ninja Gaiden e Ninja Spirits, tanto per citare due titoli che hanno fatto storia, appartengono alla lunga lista di giochi sui ninja, tuttavia Strider del 1989, iconico videogioco di combattimento a scorrimento, fu una ventata di freschezza nel settore. Hiryu, il protagonista dall’appeal cibernetico che sarà il nostro avatar in gioco, vive in un mondo futuristico e cupamente distopico, dove tecnologia, robot assassini e dittatori che padroneggiano gravità e strumenti letali sono all’ordine del giorno.
Capcom si prese dieci anni di tempo prima di regalare ai fan un seguito ufficiale come si deve: nel frattempo, per le principali console di casa Sega, il C64 e altre piattaforme dell’epoca, vide la luce una sorta di sequel bastonato da più parti, prodotto da U.S. Gold e fermamente ignorato dalla casa madre giapponese. A dirla tutta il gioco non era così male, ma nulla a che vedere con il vero Strider II, uscito nel 1999 e fiore all’occhiello per PlayStation, di cui vi parlo oggi con una certa emozione nel cuore.
Da fan di Hiryu e la sua lama laser affetta-tutto, vedere ritornare sullo schermo gli sprite che ho amato nel primo gioco, in una nuova veste grafica che inneggia al passato e guarda al futuro (siamo alla fine del ventesimo secolo in un momento di cambiamenti epocali a livello videoludico), è davvero incredibile: Hiryu salta, corre, combatte e interagisce con gli elementi ambientali utili al prosieguo del gioco con una fluidità pazzesca.
Il level design è ottimo e l’ambientazione sci-fi è resa magnificamente dal 2.5D. L’azione principale rimane principalmente a due dimensioni, il che è un valore aggiunto per quanto mi riguarda vista la tipologia di gioco, ma gli sfondi sono resi con l’illusione della tridimensionalità: i puristi non gradirono molto questa novità e piovvero critiche, seppur blande, al momento dell’uscita, ma la verità è che Capcom cavalcò semplicemente il progresso e per stare al passo con i titoli che in quegli anni spopolavano si doveva offrire al pubblico una versione rinnovata dell’epico prequel.
Eredità pesante, che Strider II si carica sulle spalle con un bagaglio solido e un gameplay raffinato, pur nella sua difficoltà elevata: non sempre le meccaniche di salto e arrampicata con il mitico rampino saranno immediate, e saranno molte le volte in cui la frustrazione farà capolino dietro l’angolo.
I nemici sono agguerriti e tra robot implacabili che neanche Terminator e torrette laser precise e letali, destreggiarsi nelle cinque (e ispiratissime) ambientazioni costituirà una sfida non da poco. Il livello finale, la base orbitante spaziale, viene ripreso anche dal reboot del 2014, mentre Hien, la strider nemica che affronterete, diventerà un personaggio giocabile nella più classica delle Partite+.
Una lama di energia fende l’aria, tagliando un enorme mostro cibernetico in due. Non sarà il primo e nemmeno l’ultimo, ma il cuore pulsante di un guerriero ninja sa sempre che più le difficoltà aumentano, più la soddisfazione alla fine sarà immensa.
Questo è lo spirito di ogni videogiocatore che si rispetti e Capcom lo sapeva bene quando ha prodotto Strider II, gettandoci nel divertimento arcade che stavamo proprio aspettando.
Pro
Hiryu ritorna con prepotenza, sbaragliando sequel apocrifi e dozzinalità con la consueta raffinatezza letale!
Il 2.5D sprigiona il suo potenziale soprattutto per quanto concerne la bellezza degli sfondi: l’ambientazione è tutto in un titolo fantascientifico e ci cala alla grande in un contesto distopico che affascina
Difficoltà crescente che non concede sconti: non è forse ciò che cerchiamo in un arcade che si rispetti?
Contro
Difficoltà crescente che non concede sconti: forse non è ciò che cerca il gamer che non apprezza l’hardcore gaming!
Gameplay unico ma anche ripetitivo, a tratti
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Registrati alla nostra newsletter! Grazie all'intelligenza artificiale ti faremo arrivare in casella una mail costruita a misura dei tuoi interessi.
Scopri tutte le console disponibili
Scopri tutte le ultime news
Scopri tutte le informazioni utili