di Simon Larocca
06/01/2025
La Magia nei giochi di ruolo costituisce forse l’elemento più importante: imprescindibile per tratteggiare al meglio il mondo di riferimento, croce e delizia con il quale mettere in scena battaglie spettacolari e gettare tra le spire di nemici implacabili gli eroi, quelli che noi gamers muoveremo (di solito!).
Golden Sun, gioiellino partorito dalla storica Camelot Software Planning, appartiene alla schiera di titoli dove il sistema di riferimento magico e l’ambientazione classicheggiante hanno contribuito a fare la fortuna del gioco, innalzandolo a must have della console a 32 bit griffata Nintendo: parliamo del Game Boy Advance, meraviglia tra le meraviglie, icona della casa di Kyoto.
Si torna indietro nel tempo: pubblicato in Europa nel 2002, Golden Sun si presentò in pompa magna per il mondo portatile, isola felice dove si poteva osare anche e soprattutto a livello creativo: Sony stava per uscire con l’action gdr fumettoso Kingdom Hearts mentre il leggendario Morrorwind, con il suo mondo aperto sterminato, avrebbe spopolato nella comunità videoludica ridefinendo un genere e il modo di raccontare una storia. Di conseguenza, Golden Sun avrebbe dovuto agguantare l’attenzione dei videogiocatori portatili con qualcosa di nuovo, ma che rispettasse i dettami della tradizione dei jrpg.
Lo fece alla grande.
La storia verte intorno a un party di eroi, ognuno con le proprie abilità, armi e vestiario, la cui missione principale consiste nell’evitare a tutti i costi l’ascesa dell’alchimia, arte sigillata e perduta da tempo: le conoscenze esoteriche legata a essa e l’uso sconsiderato delle sue mistiche manipolazioni della natura e della natura umana potrebbero riportare il mondo a un’età della pietra, né più né meno, di fatto distruggendolo. Anticamente, per far sì che il progresso e il benessere prosperassero, l’uomo decise di rinunciarvi, nonostante i benefici che fino a quel momento l’alchimia aveva apportato al pianeta. Come potrete immaginare, prenderemo le redini di personaggi che contrappongono alla proibita alchimia la Psinergia, che come il nome suggerisce si basa sul potere innescato dalla mente, idealmente contrapponendosi alla materica alchimia di cui sopra.
Quattro personaggi che in qualche modo ricalcano gli archetipi delle classi fantasy più conosciute, e che, hanno sofferto a causa dell’alchimia, seppur indirettamente come scoprirete giocando: Golden Sun non rinuncia agli amati tratti distintivi della narrazione orientale: lealtà, senso del dovere, riappacificazione con il proprio senso di colpa attraverso la redenzione, che sia ottenibile in battaglia o compiendo un ultimo sacrificio, questo non è importante.
Ciò che conta è la volontà di riuscirci.
Tematiche fondamentali che ritroviamo da sempre nei giochi di ruolo di matrice jappo, la sofferenza fisica e interiore come soglia da oltrepassare per la crescita del personaggio, tipici del viaggio dell’eroe e della narrativa di formazione, così come l’uso sproporzionato e abietto della magia, in questo caso in una forma fortemente connessa alla materia e all’essere umano.
Con un interessante sistema di potenziamento e crescita basato sull’introduzione di creature magiche chiamate Djinn, come gli spiriti del deserto, Golden Sun fa il verso al più famoso Final Fantasy VIII e i suoi guardiani: anche qui gli esseri psienergetici, personificazione degli elementi, potranno essere evocati a nostro piacimento in battaglia.
Il gioco è vasto, vi fa vagare in giro per il mondo mostrandovi regioni e città sempre diverse, scenari suggestivi dove foreste, boschi e villaggi bucolici si alternano a panorami più urbani, dove personaggi non giocanti in versione chibi, tipico anche questo dei titoli made in Japan, vi forniranno più o meno indizi su come procedere. Chi scrive ci giocò poco dopo la sua uscita e infatti a colpirmi immediatamente fu il fascino che evocava l’aspetto misterico nascosto tra le pieghe della trama, pieno zeppo di citazioni e riferimenti a veri testi alchemici che allora non riuscii a cogliere, ma che per vie traverse successivamente imparai a riconoscere, rigiocandolo.
E quando rigiochi un gioco dopo tanti anni, è questo un mantra che ogni gamer vi potrà confermare, significa che ne vale la pena e qui su The Games Market lo abbiamo in vendita.
Pro
Vastità del mondo da esplorare degna di nota e dungeons a tonnellate: avrete di che divertirvi
ecnicamente molto buono in generale, un titolo curato rispetta gli elementi JRPG più conosciuti
La “magia” come forma d’ interazione con il mondo concreto circostante, in un modo nuovo e che si allontana quel tanto che serve dal sistema magico tradizionale per renderlo interessante
Contro
La sceneggiatura non si mantiene sempre a livelli alti: si percepisce un certo piattume in alcuni momenti chiave del gioco
Forse un po’ troppo “guidato”, come se volesse prenderti per mano e portarti alla fine: per i neofiti sarà una manna dal cielo, ma chi mangia videogiochi a colazione potrebbe non provare con il gioco la giusta… alchimia!
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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