di Simon Larocca
25/11/2024
Ogni videogiocatore che si rispetti ha eretto, almeno una volta nella vita, una pila di custodie contenenti i giochi della sua collezione, vere e proprie torri dal precario equilibrio accanto alla console preferita del momento: la mia PlayStation, per esempio, astronave grigio-splendente che mi faceva decollare verso un sacco di mondi diversi ogni pomeriggio, e quel giorno in cima alla torre c’era un gioco bistrattato da chiunque, forse anche un po’ ingiustamente.
In un’epoca di Resident Evil e Silent Hill che prendevano a spallate qualunque survival horror osasse mettere il naso fuori, io in quel lontanissimissimo 1999 comprai Koudelka proprio perché sono sempre stato un tifoso degli outsider, gli sfavoriti, quelli che ai nastri di partenza partono senza scarpe.
Questo titolo, che nelle intenzioni degli sviluppatori di Sacnoth avrebbe dovuto collocarsi come l’ideale ibridazione tra videogioco di ruolo alla Final Fantasy di Squaresoft (una lacrimuccia non scende?) e survival horror sui generis come il più blasonato Resident Evil, non nacque purtroppo sotto i migliori auspici, a causa di forti dissidi interni a Sacnoth che pregiudicarono irrimediabilmente il risultato finale.
Titolo pessimo e da dimenticare facilmente, quindi?
Assolutamente no, Koudelka ha il suo perché, come si dice in questi casi, a partire dal concept di base: ambientato in un antico monastero gallese pervaso da atmosfere sovrannaturali e demoni nascosti tra le pieghe della realtà, Koudelka narra la storia della protagonista omonima, una bellezza molto diversa dai canoni implementati dalle major videoludiche del tempo, bambole stratosferiche e non sempre credibili che riempivano i nostri monitor, e i nostri sogni, armate fino ai denti.
Koudelka si rivela risoluta ma anche più umana, muovendosi in scenari 3D ben fatti, tutto sommato, ma la natura “gdrristica” si svela nei combattimenti casuali in cui la nostra eroina si imbatterà. Arene a griglia, dove ci si potrà muovere sui quadrati presenti dando un’impronta strategica al gioco che fece storcere il naso ai puristi dei giochi di sopravvivenza, che con le avventure di Chris Redfield di Capcom erano abituati a fughe sfrenate e interi caricatori svuotati nei corpi macilenti di zombi assassini.
L’approccio di Koudelka, invece, affonda a piene mani in più generi e sottogeneri nel tentativo, oserei dire molto più che coraggioso, di fissare un nuovo standard in un momento, videoludicamente parlando, in cui la sperimentazione non sempre veniva premiata: con la PlayStation regina di vendite e i suoi titoli di maggior spicco come termini di paragone senza mezzi termini (pensiamo a Final Fantasy VII per i ruolisti puri e Front Mission o il leggendario Populous, per esempio, sul fronte strategico, ma potrei snocciolarne altri dieci almeno), buttare nella mischia un Koudelka con tanti buoni propositi, ma una resa nel complesso tutt’altro che esente da difetti non fu una mossa commercialmente valida.
Koudelka e i suoi movimenti non erano molto fluidi, le animazioni poligonali erano piuttosto pesanti e non venivano gestite benissimo dalla macchina su cui giravano, le battaglie casuali impegnavano soprattutto la pazienza dei giocatori e si provava un senso di generale frustrazione che ne minava la giocabilità.
Ma...
Ma la storia funziona, è avvincente e agli amanti delle atmosfere gotiche e dei JRPG trovano pane per i loro denti, ogni character secondario viene delineato in funzione della storia e non è una cosa da poco. Si percepisce, nitida come una giornata di sole dopo una nevicata inaspettata, la volontà di esplorare nuovi confini, battere nuove strade.
Inoltre, per i fan di Shadow Hearts, un’altra saga “di nicchia” che poi tanto di nicchia non è se siete giocatori un po’ attempati come chi si scrive, sappiate che Koudelka ne rappresenta idealmente il prequel, un altro valido motivo per recuperarlo e dare alla zingara sensitiva protagonista la possibilità che si merita.
Pro
Ambientazione gotica suggestiva, oltre che funzionale: no open world!
Protagonista affascinante per caratterizzazione, origini e valore all’interno della saga shadowheartiana
Contro
Gestione dei movimenti spesso macchinosa e di non immediata fruizione, la fase di esplorazione ambienti di conseguenza ne risente
Ibridazione rpg/survival/strategy farraginosa nel complesso, un peccato che dopo 25 anni non sia mai stato messo in cantiere un reboot come si deve. Oh, ho appena dato un’idea grandiosa!
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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