di Simon Larocca
24/12/2024
Per quelli come me che sono nati e cresciuti con i film di Natale classici, capolavori come A Christmas Carol e personaggi scostanti e disillusi come il misantropo Scrooge appartengono alla nostra infanzia quanto “Una poltrona per due” alla vigilia di Natale.
I ragazzi di Gt Interactive forse si ispirarono a lui nel lontano 1999 quando pubblicarono, trainati da un insolito battage pubblicitario con il senno di poi, il videogioco 40 Winks e il suo villain ruba-sogni, il famigerato Nitekap. Uscito per il periodo natalizio e quindi destinato a cavalcare le feste e la voglia di spendere soldi dei genitori dei piccoli videogiocatori, questo titolo avrebbe dovuto rubare la scena con la sua grafica volutamente caartonesca, i suoi personaggi colorati e “carini” e una trama che sfruttava a mani basse il dualismo Bene e Male nelle vesti di un uomo deprivato del sonno contrastato da due bambini, decisi a sventare i suoi terribili piani.
La tipica storia di Natale, in soldoni, tra buoni sentimenti e cliché che in fondo in fondo, ammettiamolo, tutti quanti tolleriamo di più quando si avvicina il vecchio barbuto in rosso, quello che traina le renne e si intrufola nei camini delle case di tutto il mondo (e una volta beveva litri e litri di Coca Cola, ma questa è un’altra storia).
I Winks del titolo altro non sono che creature deliziose capaci di trasformare i sogni della gente in sogni d’oro: mondi onirici dove il tempo è dilatato ed è tutto idilliaco, gli unicorni saltellano felici e la mamma di Bambi non è mai morta. Nitekap e i suoi scagnozzi, minions che io ricordo essere un qualcosa a metà tra orsacchiotti e goblin inquietanti, decidono di rapirli (indovinate un po’ quanti sono?) e mutare le lande pacifiche del sogno in un incubo perenne dal quale non ci si può svegliare.
Nelle vesti di Ruff o Tumble, fratello e sorella che selezioneremo all’inizio del gioco, ci dovremo fare strada nelle terre del sogno per salvare i Winks e restituire al mondo la cosa più preziosa che abbiamo: un buon sonno ristoratore. Il gioco ha avuto molti problemi, sia di sviluppo che di pubblicazione. 40 Winks avrebbe dovuto calcare le scene del Nintendo 64, tuttavia ne uscì solo una versione per PlayStation, oseremmo dire in fretta e furia ma la verità è che un platform deve soddisfare due parametri imprescindibili: controlli intuitivi e ambientazioni ispirate che trasmettano la voglia di esplorare i livelli, a maggior ragione se parliamo di level design in 3D.
40 Winks si fregia di una storia natalizia più che ispirata, l’incursione nel territorio onirico non è originale ma vanta precedenti interessanti (Sandman di Gaiman e Little Nemo ne costituiscono due validi esempi), ma ciò che fa incrinare le fondamenta del palco è la sterilità di fondo. Ambientazioni poco curate, quasi spoglie, enigmi semplicistici e la sensazione, o almeno è ciò che provai io allora e anche oggi, rigiocandolo per rinfrescarne il ricordo, che abbiano voluto forzare i tempi per pubblicarlo in tempo per le feste di quell’anno. Il gioco in sé non è incompleto, tuttavia avrebbe conquistato molti più cuori se fosse stato un po’ più. Un po’ più curato nei livelli, un po’ più curato nella localizzazione e il doppiaggio, per esempio.
Eppure, la trama è molto carina e le cut scene non sono affatto male a mio parere, la storia procede e 40 Winks è uno di quei titoli sfortunati che meritano una seconda chance.
Del resto, siamo a Natale.
Pro
Ambientazione tutto sommato ispirata, il mondo fluttuante del Sogno ha sempre il suo fascino
Storia semplice, dove è facile tifare per i buoni sentimenti contrapposti alle forze del male, comunque mai davvero spaventose
Contro
Livelli spogli e dalla struttura poco articolata
Doppiaggio spaventoso, che vi farà rimpiangere i toni monocorde della prima versione di Alexa -
Il target è molto infantile, difficilmente lo giocheranno i fan di Quake, titolo che tra l’altro ha prodotto proprio Gt Interactive!
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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