di Simon Larocca
16/12/2024
Non si può parlare di Terminator senza sentire nella testa il ritmico tamburellare del tema musicale del film, tanto cupo quanto trascinante nel suo crescendo evocativo.
Chiunque ami la fantascienza con elementi urbani e retrovisioni distopiche sa bene quanto sia stato seminale il film di James Cameron, catalizzando l'attenzione di appassionati, e quindi anche di videogiocatori.
Virgin Games prese la palla al balzo, si fa per dire dato che passarono quasi otto anni dopo l'uscita nelle sale cinematografiche, confezionando per Sega Mega Drive (ma non solo) l'adattamento in pixel del grandioso lungometraggio con Schwarzy.
Ed è proprio il faccione di Arnold Schwarzenegger a campeggiare nella home del gioco, con mascella importante e occhiali da sole dal riflesso porpora che tradisce la sua natura cibernetica del suo personaggio, nemico principale del gioco e che come nella, o meglio nelle pellicole farà di tutto per terminare la povera Sarah Connor.
La trama ricalca in toto gli eventi narrati su pellicola: nel futuro Skynet, l'intelligenza artificiale che si è autoevoluta in seguito alla sua creazione per mano umana, ha preso il controllo del pianeta, trasformando le macchine in potenti e quasi invulnerabili soldati assassini di carne umana: le lattine, come le chiamano quelli della Resistenza, un manipolo di uomini e donne che riescono a mandare nel passato un giovane soldato promettente, tale Kyle Reese, per proteggere colei che darà alla luce un giorno John Connor, l'eroico capo dei ribelli e che Skynet vuole fare fuori.
Come?
Ovviamente mandando indietro nel tempo un T-101, il Terminator più letale esistente e che uccidendo Sarah Connor prima che rimanga incinta metterà così fine a una guerra ancora in bilico.
Il gioco ci vede dunque impersonare i panni di Reese, attraverso una serie di livelli strutturati a scorrimento orizzontale per la maggior parte del titolo, ed è inutile sottolineare che stiamo parlando di uno sparatutto fatto e finito: inizieremo la nostra avventura nella Los Angeles del futuro, un 2029 che trent'anni fa forse sembrava molto distante ma che oggi a noi mette un po' i brividi, per poi trasferire il nostro eroe nel 1984.
Ho sempre trovato molto più ispirati gli scenari della metropoli triturata dall'apocalisse cibernetica piuttosto che quelli dei livelli ambientati nel passato, tuttavia il gameplay è piuttosto fresco e i comandi rispondono bene grazie all'utilizzo del famoso joypad "aerodinamico" dell'amata Mega Drive, una macchina davvero meravigliosa.
La resa grafica dei cingolati mecha guidati da Skynet è accuratissima e così le loro movenze, così come aerei ed elicotteri si mostrano fluidi e con un livello di dettaglio che mi stupisce ancora oggi.
I "mondi" di gioco non sono moltissimi a dirla tutta, e infatti forse il suo difetto più evidente sarebbe proprio la longevità, se analizzassimo The Terminator con lo sguardo di un giocatore odierno. Ho sottolineato "sarebbe" non per caso: concetti come memory card o salvataggi in generale erano quasi del tutto sconosciuti in quegli anni, di conseguenza giocare a un videogioco su console domestica significava principalmente imbarcarsi in run di gioco che avevano la loro ragione di essere racchiusa in due momenti ben distinti, ossia quando accendevamo la console e quando, purtroppo, dovevamo spegnerla.
Va da sé, quindi, che giochi come questo venivano largamente apprezzati sotto questo aspetto perché permettevano ai fruitori, dopo svariate sessioni e innumerevoli morti, di provare un moto di soddisfazione impagabile, dopo essere stati finiti.
O meglio, per stare in tema: terminati.
Pro
Per chi ha amato e ama la saga, un must imprescindibile e che sbloccherà mille ricordi
Atmosfere sci-fi urbane che permeano tutto il gioco, rese vivide grazie alla grafica del Mega Drive
Affrontare un Terminator è sempre cosa buona e giusta
Contro
Titolo che non sfrutta appieno la potenza del Mega Drive e non aggiunge nulla di più alla trama del film, con livelli poco originali benché coerenti con la pellicola
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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