Trend, engagement e AI il futuro e il presente si mischiano

Trend, engagement e AI il futuro e il presente si mischiano

Nuovi record!

di Simon Larocca

30/05/2024

Il 2024 viaggia spedito verso il futuro e forse non è ancora tempo per bilanci ufficiali nell’industria videoludica, ma tra festival dedicati ai nuovi sviluppatori italiani emergenti (l’interessante manifestazione organizzata da IIDEA chiamata First Playable di luglio a Firenze) e le voci riguardanti le console di “ancora più nuova” generazione che invaderanno le nostre case nei prossimi anni, il mondo del gaming non è mai stato così prolifico. E produttivo.

Analizzando i dati elaborati e conservati dall’Accademia Italiana dei Videogiochi, viene dipinto uno scenario piuttosto complicato dell’evoluzione e la direzione intrapresa, non soltanto dai colossi dell’industria, tuttavia emergono dati degni di interesse. Vi parlavo di direzioni poc’anzi, e in passato avevo accennato al fatto che dopo l’evento Covid il mondo aveva subito uno scossone in ogni settore, non ultimo quello dei videogiochi: il periodo post pandemico dal 2020 a oggi ha aperto gli occhi a publishers e, soprattutto, agli sviluppatori.

Artisti e creatori di mondi, sono loro i principali artefici del successo dei maggiori franchise, di conseguenza consolidare la presenza dei loro marchi e i loro titoli con l’avvento di sequel, prequel e spin off è stato fino a oggi il mantra imprescindibile in ogni sala riunioni delle software house di tutto il mondo. Inoltre, le previsioni legate al 2025 e al 2026, eccezion fatta per quei prodotti che vengono pensati per cementare la fanbase già esistente in enormi community ispirate al senso di condivisione contenuti in tempo reale tra utenti, vedono una larga fetta di torta occupata dai servizi on line offerti dai giganti PlayStation e Xbox, un’inesauribile (prospetticamente parlando) fonte di reddito costante per le casse di Sony e Microsoft.

Questo è davvero un mondo a parte, sviluppatosi negli ultimi anni e che ha visto toccare il suo apice durante la pandemia: il live service è proliferato a vista d’occhio e nonostante quest’anno ci sia stata una lieve flessione, non sembra che sia destinato al tramonto come alcuni addetti ai lavori stanno iniziando a vociferare: pensiamo ad abbonamenti come il PlayStation Plus o il suo analogo rivale Game Pass in casa Microsoft: in continua evoluzione e aggiornamento, con contenuti sempre nuovi e che sostituiscono i vecchi, ma di fatto fluidi e mutevoli, mai veramente in possesso dei videogiocatori, ma questo è un altro discorso come si suol dire.

Termini come engagement e longevità a tutto tondo stanno prendendo piede sempre più nella programmazione a lungo termine delle case di produzione e, in un mondo vorticoso e pieno di stimoli e strumenti con i quali divulgare praticamente ogni cosa e in ogni istante della giornata, la necessità di attrarre a sé gli utenti con titoli e contenuti ad ampio respiro (e che appunto aggancino i videogiocatori trattenendoli stimolandone l’interesse a getto continuo) è il primo imprescindibile gradino verso la realizzazione di fatturati di un certo rilievo.

Segnalo un dato estremamente interessante e che divide, e dividerà, l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori nei mesi e anni a venire: è emerso che almeno il 62% degli sviluppatori utilizza AI generativa per velocizzare la programmazione di linee di dialogo e caratterizzazione standard di NPC (personaggi non giocanti) e la creazione di architetture legate ad alcuni livelli di gioco, indipendentemente dal genere di riferimento.

In conclusione, posso tranquillamente affermare che al di là di dati, grafici e diagrammi, la vera sfida da vincere per il futuro del videogioco come strumento mediatico, fonte di introiti (non si vive di sola aria) e, perché no, opera d’arte, sarà quella di radunare sotto un’unica bandiera creatività, idee innovative e persone con una Visione.

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Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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