di Simon Larocca
20/06/2024
La casa sprofonda nel buio.
Le scale scricchiolano a ogni passo e con voi avete solo una lanterna scheggiata, una buona dose di coraggio mista a incoscienza e una vecchia pistola che potrebbe incepparsi quando meno ve lo aspettate e quando più ne avreste bisogno. Ma la cosa più importante è che siete da soli, soli nell'oscurità.
Titolo seminale per quanto riguarda il survival horror "moderno", Alone in the Dark è considerato il capostipite della schiera di videogiochi dedicati al concetto di Paura, definita in ogni sua declinazione. Prodotto dalla compianta Infogrames, il gioco uscì nel 1992 piantando fin da subito le basi per i survival horror futuri: sensazione di ansia costante per tutta la durata dell'esperienza videoludica, minacce apparentemente impossibili da contrastare ed equipaggiamento del protagonista che non sarà mai, o quasi, all'altezza dei pericoli da affrontare.
Con il passare dei decenni, questi punti cardine sono stati sovvertiti dalla saga ipercinetica di Resident Evil, rimescolandoli per un pubblico più giovane e meno incline a godere delle atmosfere lovecraftiane di Alone in the Dark. La grafica a poligoni rispecchia l'utilizzo (che oggi definiremmo "mainstream") assiduo del motore grafico per eccellenza in quegli anni d'oro. Alone in the Dark diede origine a più seguiti e un reboot, non sempre all'altezza qualitativa del primo episodio, eccezion fatta per il secondo capitolo, magnifico e dal taglio cinematografico eccellente.
Nel corso del tempo, il mondo dei videogiochi ha saputo riscoprire ciclicamente il piacere della paura gotica, le atmosfere nebbiose alternate a quelle più claustrofobiche e opprimenti: Silent Hill e il già citato Resident Evil, per esempio, ma non dobbiamo dimenticare System Shock e Clock Tower, di cui parleremo in futuro e le cui edizioni da collezione esercitano ancor oggi un fascino speciale.
Funziona tutto, in Alone in the Dark: la colonna sonora presenta tracce subliminali capaci di graffiare la mente del giocatore e trascinarla nei meandri di Villa Derceto, l'ambientazione principale del gioco; anche gli effetti sonori sono azzeccati e sentire i vostri stessi passi echeggiare nelle sale silenziose, ma non vuote, vi farà accapponare la pelle. Il gameplay, decisamente legnoso e ostico se paragonato agli standard moderni, è figlio dei suoi tempi, come è giusto che sia: muovere Edward Carnby, il protagonista, costituisce una sfida nella sfida, ma noi siamo videogiocatori di lungo corso, non ci faremo certo abbattere da queste piccole difficoltà, vero?
Giocarci oggi permette un tuffo nel passato di quelli più memorabili, tuffo dal quale chi scrive non è certo esente. Il legame che si instaura tra il giocatore e l'investigatore privato fa ancora breccia nel mio, e ne sono certo, nei vostri cuori. Perché può essere dannatamente divertente… stare da Soli nell'Oscurità.
Pro
Atmosfere opprimenti e sceneggiatura da Oscar per un gioco horror che rispetta il suo nome
Capostipite di tutte le saghe di paura, moderne e non, con espedienti utilizzati ancora oggi per creare la paura nel giocatore
Protagonista ben caratterizzato, pur non parlando mai durante la partita
Contro
Livello di difficoltà sbilanciato e non adatto ai neofiti
Controlli macchinosi e difficili da imparare, soprattutto all'inizio
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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