Beavis and Butt-head

Beavis and Butt-head

C'era una volta

di Simon Larocca

27/06/2024

Di generazione in generazione, si assiste al cambiamento naturale di gusti, tendenze e idee, veicolate in minima o massima parte dai media.

Se siete figli degli Anni Ottanta come me, per esempio, non potete non essere cresciuti con la musica televisiva, che ebbe il suo periodo di massimo splendore con MTV, contenitore di videoclip, serie animate e un sacco di roba interessante indimenticabile.

Tra i programmi di rottura, dissacranti e totalmente fuori dagli schemi, c'era questa serie animata che raccontava le peripezie di due giovani e disturbati amici teenagers, facilmente riconoscibili da un testone biondo accompagnato da una fronte prominente e una risata gutturale diventata iconica: Beavis and Butt-head arrivò nel 1993 e da allora divise pubblico e critica, a causa di parolacce continue, comportamenti al limite della criminalità ghetto-style e una tagliente satira di quelle che non le mandavano a dire.

Al di là della qualità della serie tv, furono molti i prodotti nati dal successo che ne scaturì, e poteva ovviamente mancare un adattamento videoludico per il nostro caro Sega MegaDrive? La risposta ovviamente è no.

Per la cronaca, il videogioco ufficiale di Beavis and Butt-head, uscito l'anno dopo nel 1994, fu concepito in tre versioni differenti per quanto riguarda alcuni aspetti peculiari del gameplay, a seconda della console di riferimento: se per il Super Nintendo bisognava arrecare più danni possibili alle infrastrutture della città per potersi "guadagnare" il diritto di partecipare al concerto degli Gwar (band americana famosa per essere priva di filtri scenici e testuali nelle loro canzoni e durante concerti al limite della decenza), nella versione uscita per MegaDrive il gameplay risultava un po' meno caotico e fuori di testa: il biglietto che serve ai due nostri eroi per accedere all'evento è stato strappato in più parti, il loro compito sarà cercarle in giro per la città così da ricomporlo e poter finalmente andare a pogare!

Ovviamente la quest principale non è altro che una mera scusa sfruttata dagli sviluppatori, i bravi cattivi ragazzi di Radical Entertainment, per mettere il Terribile Duo nelle condizioni di seminare il panico tra la gente, distruggere quante più cose possibili e incontrare personaggi iconici dello show nelle vesti di inusuali png (personaggi non giocanti): fu vera gloria, dunque?

Come si dice in questi casi, ai gamers l'hardcore sentenza, considerata la difficoltà di questo titolo che oscilla dal facile al "devo capire cosa fare in questo punto ma le risate di Butt-head mi distraggono troppo".

Tecnicamente parlando, si tratta di un picchiaduro con elementi platform a scorrimento laterale, rigorosamente in 2D, nel quale ci avventureremo nella città di Highland vomitando addosso poliziotti troppo solerti, saltando carrelli della spesa all'interno di supermercati e balzando sopra copertoni in disuso all'interno di sporche discariche.

Quando giocai per la prima volta, rimasi colpito dalle trovate molto poco politically correct che invadevano il gioco, come i pazienti obesi dell'ospedale costretti a correre sui tapis roulant infernali per perdere peso. Insomma, stiamo parlando di un gioco fuori di testa, ormai l'avrete capito.

Amatissimo dai fan, il gioco ufficiale della serie animata costruisce solide fondamenta proprio grazie ai due disturbati protagonisti, sboccati e amorali, con quell'ingenuità del millennio scorso dove tutto sembrava possibile. E accettabile.

Game Cover
6

Pro

Lo stile grafico della serie animata e la sua irriverente verve, è tutto molto fedele

Impersonare Beavis and Butt-head senza conseguenze reali, i fan lo adoreranno, e anche le autorità

Contro

A livello tecnico un po’ povero, con un gameplay molto lineare nonostante alcune trovate divertenti e azzeccate

Completo
67,98 €
Nuovo
170,28 €
Gradato
187,31 €
author

Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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