di Simon Larocca
10/06/2024
Trovare abbastanza spazio di manovra per spiegare le ali e spiccare il volo, proprio come farebbe un giovane drago per dimostrare di essere diventato adulto e indipendente, non è affatto facile quando si parla di JRPG, quei giochi di ruolo classici alla giapponese disseminati ovunque nei negozi del Sol Levante.
Quando nel 2006 la Mistwalker di un certo Hironobu Sakaguchi (leggendario game designer che ha regalato al mondo Final Fantasy e scusate se e poco per non dire sticazzi) sviluppò in esclusiva per Xbox360 Blue Dragon, di certo era consapevole che avrebbe dovuto lavorare sodo per sviluppare un titolo che avesse qualcosa in più dalla massa, così che quel famoso volo di cui parlavamo prima potesse avvenire senza troppi scossoni o disastrose cadute che avrebbero fatto precipitare la credibilità oltre che le vendite. Il titolo andò piuttosto bene nonostante le molte riserve, così Nintendo colse il drago, ehm volevo dire la palla al balzo e pubblicò quelli che a tutt’oggi costituiscono i due seguiti diretti per Ds, Blue Dragon Plus e Awakened Shadow: in quegli anni, la console a doppio schermo di Nintendo era indubbiamente la prima scelta per un gioco di ruolo dinamico e colorato come questo.
Avendo avuto la fortuna di giocare tutti i titoli della serie a distanza ravvicinata, posso affermare che non solo il mondo inventato da Sakaguchi ha il suo perché e gli appassionati di giochi di ruolo classici troveranno pane per i loro denti sulla piccola grande console penninodotata! Il character design è facilmente riconducibile al Maestro dei Maestri: basta uno sguardo fugace a Shu e compagnia bella per capire che se ne occupò nientemeno che Akira Toriyama e il suo studio, dandogli quel tocco autoriale in più.
Fin dalle prime battute questo titolo ci dice a gran voce che sì, l’evoluzione della trama del capostipite della serie c’è e si vede, ma allo stesso tempo ci racconta la voglia di prenderne le distanze e assumere un ruolo più netto e definito come gioco a sé stante. Lo si percepisce sia in Blue Dragon Plus che in Awakened Shadow, il primo grazie alla ripresa del sistema di combattimento che ricorda da vicino gioielli come Revenant Wings (che ho consumato), il secondo adottando una divertente e spettacolare modalità multiplayer: una piccola digressione doverosa, la mia, perché provate a immaginare, stiamo parlando di quasi quindici anni fa, cosa poteva significare, perlopiù su una console minuscola e portatile? In parole povere, una figata pazzesca, né più né meno.
Se parliamo del mero aspetto visivo, il motore grafico si eleva a buoni livelli pur non facendo gridare al miracolo, gli ambienti di gioco, sia i dungeon che le città, foreste e ambientazioni varie, sono resi con l’efficacia che ci si aspetta dalla console che abbiamo tra le mani.
[Buona resa grafica]
Ambientato un paio di anni dopo gli eventi principali del primo capitolo, la nuova iterazione di Blue Dragon non sceglie la via dell’originalità e riveste il gioco di una serie costante di deja vu che potevano essere delineati con elementi più innovativi e quell’arguzia creativa che sembra dirci: ehi, sto facendo il compitino, lo so, però lo sto facendo abbastanza bene vero?
Ore e ore a farmare per potenziare il party e ripulire i dungeon senza incappare nel famigerato 0 life points e dover ripartire: tutto già visto? Sì.
È comunque divertente? Sì di nuovo, ne vale la pena, se siete amanti dei JRPG non fatevelo scappare questo drago dalle scaglie blu e se proprio volete vederlo volare, che sia nelle vostre console.
Pro
Character Design di primo livello, Toriyama è sinonimo di qualità
Molto classico, ai puristi piacerà
Bestiario e personaggi di supporto abbastanza vari
Contro
Dungeon a volte un po’ troppo ripetitivi strutturalmente parlando
Sensazione costante di già visto che potrebbe far storcere il naso a coloro che cercano qualcosa di più innovativo
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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