di Simon Larocca
18/06/2024
La sentite anche voi, vero? L’iconica fanfara che dà il via alla sigla di ogni prodotto Marvel cinematografico e televisivo, con tanto di logo su sfondo rosso che inneggia all’epicità che ogni saga della Casa delle Idee trasuda. E forse, in tempi non sospetti, anche gli sviluppatori di Captain America and the Avengers hanno immaginato risuonare nelle loro menti creative musiche a così alto impatto emotivo, quando hanno ideato il concept del picchiaduro a scorrimento laterale più famoso di sempre, almeno per quanto riguarda i Vendicatori e le loro mirabolanti avventure!
Quello per Sega MegaDrive è solo uno dei tanti porting del titolo di cui vi parlo, dal momento che ebbe una fortunata serie di versioni su molte delle consolle domestiche e portatili diffuse in quegli anni: parliamo del 1991, e se Super Nintendo e Game Boy non si lasciarono sfuggire di certo l’occasione di mettere le mani sul titolo che aveva fatto svuotare un sacco di portafogli, grazie al cabinato di successo presente di fatto in ogni bar e sala giochi esistente, un motivo ci sarà. Anzi, direi più di uno. Senza contare che Data East, casa sviluppatrice del gioco, per chiunque abbia vissuto quegli anni o li stia studiando da divulgatore videoludico, era sinonimo di qualità.
Partiamo dalla storia, elemento fondamentale quando si narrano le peripezie di supereroi nati su carta e veicolati sullo schermo: Steve Rogers, alias Capitan America, guida i Vendicatori originali, quelli della prima ora per intenderci: Occhio di Falco con la sua tuta forse un po’ kitch ma indubbiamente bellissima, insieme al miliardario Iron Man e nientemeno che Visione, l’androide superevoluto con poteri paragonabili a quelli di un dio.
Il loro avversario principale è Teschio Rosso, villain storico di Capitan America e antagonista ufficiale di tutti gli Avengers nelle storie che li vedono protagonisti assieme, o come ama dire l’eroe americano, assemblati. E assemblati sono anche i nemici che il non-morto dalla pelle rossa raduna per fronteggiare la lega degli eroi: il Mandarino e l’invulnerabile (o quasi) Ultron sono solo alcuni dei personaggi che vedremo sfilare nei cinque livelli del gioco e che ci daranno non poco filo da torcere, ve lo assicuro!
Pur essendo a scorrimento, potremo muoverci ovunque sul piano di gioco, usufruendo in toto della “croce direzionale” che ci permetterà di spaziare quindi in tutte le direzioni possibili. L’interazione con oggetti e armi è buona, avremo la possibilità di scagliare automobili come se fossero giocattoli e combattere con le movenze tipiche dell’eroe selezionato: ron Man potrà levitare grazie ai suoi razzi propulsori, Cap farà conoscere ai denti degli scagnozzi di Teschio Rosso il suo scudo in vibranio e così via.
Da amante decennale degli sparatutto in stile R-Type e Gradius, ho apprezzato moltissimo le sezioni di gioco in cui il gameplay muterà in un frenetico shooter, che valorizza l’aspetto arcade del gioco e soprattutto permette al giocatore di prendersi una pausa da pugni e calci, conferendo varietà e una buona dose di allenamento dei nostri riflessi da supereroi.
Come tutti i titoli di questo tipo, da grandi licenze derivano grandi responsabilità e Captain America and the Avengers non è esente da questo dogma: il gioco di per sé non aggiunge nulla di nuovo e davvero significativo alla storia dei picchiaduro a scorrimento, però si difende bene, il comparto tecnico fa il suo sporco lavoro e prendere il comando degli Avengers, canticchiando il tema musicale della Marvel, aiuta di certo nel portare a termine la quest principale più importante di tutte.
Farci divertire.
Videogiocatori… Assemble!
Pro
Il cast originale dei Vendicatori, senza strizzate d’occhio o fan-service inutili
Livelli sparatutto che smorzano la monotonia tipica dei beat’em up a scorrimento laterale
Contro
Soffre di una certa ripetitività alla lunga, punto debole della quasi totalità dei beat’em up dell’epoca
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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