di Simon Larocca
28/12/2024
Avete presente l’iconica scena iniziale di Indiana Jones, quella in cui il nostro Indy deve rubare l’idolo d’oro in Perù e compie lo scambio con il sacchetto, dando origine all’inevitabile crollo del tempio? Ecco, sostituite Harrison Ford con la mia bellissima faccia occhialuta e l’idolo d’oro con l’Amiga, solo allora capirete ciò che sarei stato disposto a fare pur di avere un’Amiga a casa nei miei anni giovanili!
Correvano rombanti gli Anni Novanta, gli 883 riempivano le casse degli stereo a spalla e nelle sale giochi spopolavano le sfide ai cabinati di Street Fighter II e la corsa al miglior punteggio di BombJack: ricordo bene le serate favolose a base di patatine Più Gusto e risate a casa dell’eletto, Andrea, l’unico fiero possessore dell’Amiga 500, il personal computer di Commodore che ci faceva sognare tutti quanti.
Qualche cenno storico: la serie di computer Amiga iniziò nel 1985 e per quasi dieci anni, con i suoi vari modelli sempre più performanti e innovativi, costituì insieme al NES di Nintendo l’unica vera alternativa ai mangiamonete cabinati delle sale giochi di tutto il mondo, soprattutto in Italia, dove il fermento entusiasta per l’home computer generò movimenti e ispirò programmatori di videogiochi in erba, come il meraviglioso picchiaduro made in Italy Fightin’ Spirit, sviluppato dai Dynamic Style e che vi consiglio di recuperare.
Se parlate con chiunque abbia mai posseduto l’Amiga, la prima cosa che vi dirà di questa macchina portentosa è la sua potenza audio: con il suo sistema operativo integrato AmigaOs, l’utilizzo massivo dei floppy disk per giochi e applicazioni e il suo peculiare chip in grado di gestire con prestazioni incredibili la sacra trinità grafica-animazione-suono, l’Amiga sapeva infondere ai suoi titoli un comparto tecnico di primo livello!
PSSSTT Guarda la puntata dei nostri amici di Games Collection sulla migliore classifica di titoli Amiga! Sarà tempo ben speso ;)
La colonna sonora galvanizzante di titoli come Bad Dudes vs Dragon Ninja (un capolavoro assoluto!) o le musiche coinvolgenti di The Chaos Engine ronzano ancora nelle orecchie di tutti coloro che hanno trascorso pomeriggi interi a perdersi tra le braccia della loro migliore Amiga di sempre: al di là dell’orrido gioco di parole, Jay Miner, creatore del progetto Amiga, concretizzò i sogni dei videogiocatori dell’epoca dando una forma commercialmente valida e competitiva a un’idea, allo stesso tempo rivoluzionaria e rispettosa dei suoi predecessori. Amiga riuscì nel felice e raro connubio tra videogiochi e applicazioni professionali, unendo il piacere del gioco all’approccio lavorativo: questo perché nasceva principalmente come personal computer, e anche se sappiamo tutti che tra la redazione di un file di testo contabile e l’altro la gente si prendeva mezz’ora di pausa per dare due calci al pallone mettendo su Kick Off di Dino Dini, era bello poter lavorare e giocare con l’Amiga, vero?
Quando nel 1994 l’Amiga terminò la sua esistenza commerciale, seguendo l’inevitabile crollo di Commodore già annunciato negli anni precedenti con l’insuccesso parziale della console Amiga CD32 (un esperimento coraggioso, ma totalmente fuori mercato in un contesto dove Sega Mega Drive e Super Nintendo giganteggiavano inarrivabili), avvenne qualcosa di inaspettato, malinconico e bellissimo allo stesso tempo: moriva il sogno, ma nasceva il mito.
Con l’avvento di internet, dei forum e dei siti dedicati, quello che oggi definiremmo fandom si riunì per celebrare la gloria dell’Amiga, intavolando discussioni e riproponendo i titoli che lo avevano reso famoso: come se non bastasse, gruppi di appassionati nostalgici ancora oggi programmano e pubblicano videogiochi per Amiga, dagli sparatutto ai giochi di ruolo, una manifestazione d’affetto eterna per una macchina indimenticabile, destinata a far battere i nostri cuori di pixel per sempre.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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