di Simon Larocca
12/02/2024
Qualcuno diceva che se guardi a lungo dentro l'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te: volendo esulare da contesti filosofici che non ci competono, ho voluto riprendere questo famoso aforisma per sottolineare quanto sia vasto il divario tra le ultime console, quelle di nona generazione e che rappresentano la realtà circostante con un grado di verosimiglianza superiore alla realtà stessa per come la percepiamo noi, e le prime gloriose macchine da gioco, con i loro pixel visibili a occhio nudo senza tanti fronzoli e che puntavano al cuore delle cose: giocabilità e divertimento immediato.
Un abisso di mondi, colori e livelli in cui è facile e piacevole perdersi, guardandolo con occhi moderni, ed è proprio dal fondo di questi crepacci videoludici che sono nati quegli oggetti mistici chiamati Adattatori, veri e propri lasciapassare che permettevano ai giocatori di 'Allora' di poter godere di esperienze che erano precluse a chi non possedeva più console, e che a distanza di tanti anni, ancora oggi, rimangono imprescindibili per i collezionisti e coloro che vogliono ripercorrere quegli antichi passi.
Uno degli adattatori più famosi è certamente il Tri-Star, conosciuto anche come Super 8 tra gli addetti ai lavori. Il colore grigio riprendeva ovviamente la famosa sfumatura cromatica del Super Nintendo, quel leggendario "Snes" che ci ha visti protagonisti di innumerevoli avventure, tra Donkey Kong e Super Mario solo per citare due dei mostri sacri approdati sulla console a 16 bit dalla rampa di lancio che fu il Nes, la sorella minore a otto bit, e il Famicom, come viene chiamata in Giappone!
[Schermata principale di selezione 8 o 16 BIT]
Ed è proprio il Nintendo Entertainment System ad essere emulato dal Tri-Star, permettendo così di giocare con le cartucce della console che la precedette. Questa periferica, senza licenza e quindi non ufficialmente rilasciata da Nintendo, vide la luce nel 1995, anno seminale per i sedici bit di cui la Snes era fiera portabandiera. Senza soffermarmi troppo sugli aspetti prettamente tecnici della periferica, fondamentalmente inserendo la cartuccia del NES o del Famicom in una delle tre porte, appare un menù piuttosto semplice e immediato che permette di selezionare la porta e il gioco, così da poterne usufruire in tutta tranquillità.
Ne parlo al presente perché, come tutte le reliquie dell'epoca che fu, gloriosa e mai dimenticata, anche Il Tri-Star (che tra l'altro ebbe un upgrade per il Nintendo 64 con le medesime funzionalità) non è andato perduto nel tempo: ricercato da appassionati e collezionisti, deve la sua fama all'essenza stessa della sua esistenza, anello mancante tra due generazioni di console che furono loro stesse spartiacque nel contesto videoludico.
Oggi, forse, la sua utilità è venuta meno, grazie a Internet e le infinite possibilità che gli store delle console attuali offrono ai videogiocatori, con operazioni nostalgia e quant'altro, ma va da sé che il fascino di una periferica concreta, che si può toccare e maneggiare, esente da influenze digitali evanescenti, non si può certo ignorare.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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