di Simon Larocca
02/09/2024
Le cronache dell’informatica degli albori, digitate con tastiere antidiluviane sui mitici monitor a fosforo verde, sono piene di storie di uomini e donne rivoluzionarie e idee diventate successi di massa o incredibili flop commerciali caduti nel dimenticatoio.
Ma non del tutto.
Gli archivi dei cultori del passato e delle glorie che hanno ispirato la tecnologia di tutti i giorni, dei nostri giorni, sono tutt’ora integri e proprio in uno di questi virtuali scatoloni troviamo l’MSX.
Chi di voi è un videogiocatore d’annata come me, al sentire questa sigla avrà di sicuro associato il “Machines with Software eXchangeability” al primissimo geniale capitolo di Metal Gear Solid: ebbene sì, Hideo Kojima sviluppò nel 1987 il titolo che avrebbe cambiato per sempre il mondo del videogioco negli anni a venire proprio con MSX, ma non anticipiamo le rivelazioni più succulente e andiamo con ordine, che ne dite?
Innanzitutto stiamo parlando non di un computer precorritore o una console, bensì di uno standard informatico come si dice in gergo, sviluppato per i computer domestici negli anni Ottanta dall’innovatore e visionario Kazuhiko Nishi, con all’interno nomi del calibro di Philips e Sony.
Il contesto storico era già definito al riguardo e non permetteva eccezioni: le grandi industrie di settore producevano esclusivamente sistemi chiusi che non prevedevano compatibilità con altri software e hardware inclusi: di conseguenza, l’avvento di un nuovo standard al di fuori di logiche di mercato capitaliste che garantiva, tra le altre cose, un’ampia libertà con la possibilità di assemblare computer realizzati da produttori differenti ma comunque compatibili tra di loro, beh… Era una rivoluzione, e le rivoluzioni di questo tipo trovano sempre strenui oppositori, come ben sappiamo.
Al di là delle specifiche tecniche in sé, MSX significa computer con quelle caratteristiche e specifiche stabilite dallo standard MSX, e permetteva quindi a più produttori di avere le proprie versione di un home computer, ma compatibili tra di loro. Il primo standard MSX a conti fatti era poco meglio di un C64, ricordiamoci che stiamo parlando di uno standard a 8 bit: il vero passo avanti fu la versione numero 2 dello standard MSX, una potente macchina a 32 bit paragonabile quasi all’Amiga 500, una comparazione che dovrebbe farvi capire la portata oggettiva dell’MSX nel mondo informatico, fatte le debite proporzioni se consideriamo il comparto audio stratosferico dell’Amiga e il chipset grafico all’avanguardia.
Molti competitors ovviamente non erano molto felici della nascita di un consorzio che definiva queste norme tecniche specifiche, non possiamo parlare di un conflitto paragonabile alla Console Wars che scoppierà negli anni seguenti, tuttavia l’impatto su numerose scelte aziendali dal 1983, quando fu varato l’MSX, fino ai primi anni Novanta riverberò in tutto il settore, fino a quando il consorzio smise di essere attivo e lo standard MSX abbandonato quasi del tutto.
Perché ho parlato di consorzio?
La risposta è semplice: quando il mercato è frammentato, come lo era allora, si fa gruppo, è la prima legge non scritta del marketing e in quegli anni in cui il Personal Computer stava iniziando a invadere le nostre case era logico che prima o poi sarebbe successo. In tempi più recenti, anche 3DO fece un’operazione molto simile, ve lo ricordate? Una console sviluppata da più parti (Panasonic, Sanyo e altre) con le medesime specifiche tecniche standard. Finì male, ma ci provarono.
Ma il nostro settore tanto amato è quello videoludico, quindi che cosa ci ha lasciato MSX in eredità? A parte il meraviglioso Metal Gear Solid della prima ora, non posso non menzionare City Connection, un gioco stupendo di cui vi ricorderete il cabinato con la leggendaria macchinina rossa e i gatti infidi, Contra in una delle sue prime versioni e la saga gdr di Y’s, amata dai giocatori di ruolo puristi e che è nata proprio su MSX.
Mondi indimenticabili, spesso release giapponesi difficilmente da trovare oggi e che costituiscono un tesoro inestimabile.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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