di Simon Larocca
30/10/2024
Cristopher Nolan, nella sua celebre trilogia cinematografica dedicata a Batman, fa pronunciare a Gary Oldman quella che è probabilmente la battuta più celebre: «non è l’eroe che ci meritiamo, ma quello di cui abbiamo bisogno».
Quando Alberto Trussardi mi fa entrare nella sua Batcaverna e mi offre il caffè, prima di cominciare l’intervista, rifletto sul fatto che sia proprio la passione e la motivazione a fare la differenza, e così come Bruce Wayne è dovuto diventare Batman per sconfiggere i malviventi, così Alberto ha intrapreso la strada verso The Games Market, di cui ci parlerà lui stesso, per dare al mondo del videogioco in Italia qualcosa di importante e nuovo, qualcosa che faccia la differenza nel settore. Seduto al tavolo, nella sua casa che è un sancta sanctorum pieno di titoli arcade, titoli retro introvabili e persino un flipper (spoiler: non mi farà giocare e non accetterà la mia sfida), mi appresto a svelare l’uomo dietro la maschera, con un sorriso.
1) Ciao Alberto! Videogiochi, riviste, collezionismo, passione. Queste quattro parole sono come gli hashtag sui social, ognuna di loro rimanda a qualcosa di te. Ma mettiamo da parte il personaggio e diamo uno sguardo più approfondito all’uomo: chi è Alberto Trussardi secondo Alberto Trussardi?
Descrivere se stessi è sempre complesso, ognuno di noi è tante cose diverse in diversi momenti della vita. Io sono stato tra le altre cose un designer, un content creator, un commesso, un lavapiatti, un bartender, un cameriere, ma anche un docente, un consulente di marketing, un venditore, un consigliere delegato, un presidente e oggi sono il risultato di tutte le esperienze che ho maturato negli ultimi 20 anni di attività, un imprenditore seriale potrei dire, ma soprattutto un sognatore. Avete presente Richard Gere in Pretty Woman? Io faccio lo stesso lavoro: compro o creo aziende, le porto a certi risultati e poi le rivendo o me le tengo, ma più di tutto questo, sono un papà di una famiglia felice.
2) Ogni videogioco che si rispetti ha un eroe, un villain, dei nemici da sconfiggere e molti livelli da superare per arrivare al traguardo. Dal momento che impersoni l’eroe, parlaci della tua storia imprenditoriale e delle difficoltà che hai dovuto affrontare per sconfiggere il drago e trovare il tesoro!
Macché! L’eroe, caro Simon, è un figo e di tesori se ne vedono pochi all’orizzonte: li conserva ancora tutti gelosamente il vecchio Smaug e a breve proverò ad aprire la montagna, alla faccia di nani e hobbit! Il mio archetipo è per il 98% il Re/Imperatore e per l’88% il Giullare, e ti dirò che vado più fiero del giullare perché l’ironia, il mettersi al servizio degli altri con la leggerezza nel cuore è sempre stato un mio punto di forza! Il che non vuol dire essere superficiali, ma leggeri. Mauro Calabresi diceva che «sono gli ostacoli che si incontrano quotidianamente a consentire di far accadere le cose, grazie alla determinazione con cui si affrontano». E poi io la penso come Seneca: non credo che esista la fortuna, bensì il momento in cui il talento incontra l’occasione. Da lì in poi arriva la fresca, per citare un esempio trash come Filippo Champagne e qui mi fermo. Ma ci siamo capiti, ne sono sicuro.
3) Ambogiochi. Un nome, una garanzia, un’eredità. Come è nata l’idea di riprendere un marchio che si è affermato negli ultimi 40 anni e quali sono le differenze tra Ieri e Oggi nel mondo videoludico, dal punto di vista tuo e di Patrizio Amboni?
Patrizio è un imprenditore della vecchia scuola, educato, elegante, gentile. Talvolta, sembra di parlare con il nostro eterno Fellini per lo spessore umano che ha, lui mette a suo agio chiunque. Il mondo di oggi invece è fin troppo superficiale, penso alle onlyfanser, i super tiktokker che probabilmente tra qualche anno nessuno ricorderà. Viviamo in un mondo digitale fatto di apparenza che lascia poco al contenuto e alla passione perché deve essere tutto veloce e sintetico. Invece, quando si parta di titoli retro, spesso ci si dilunga in tante cose da appassionati, prendendosi il proprio tempo. Per questo ho voluto rilanciare un marchio storico come Ambogiochi. Ed è stato stupendo! I bambini degli Anni 80 e 90 sono cresciuti ma vengono ancora oggi a trovarci con la famiglia: li abbiamo lasciati ragazzi e li rincontriamo adulti con tutto quello che c’è stato di mezzo. Dal periodo del noleggio dei videogiochi ai dischi pirata venduti per le strade, fino ad arrivare al boom del 2000: altro che millenium bug, i videogiochi andavano forte! Oggi il digitale ha cambiato i paradigmi e ridimensionato un mercato che andava come un treno. Ma una cosa non è cambiata per fortuna ed è la passione per il fisico e le edizioni da collezione. Oggi non più mass market come prima, ma sicuramente di più grande valore.
4) In un mondo digitale che corre forse fin troppo veloce, qual è il futuro del videogioco secondo te? Riusciremo ancora a giocare spalla a spalla come si faceva tanto tempo fa, quando console e joypad rappresentavano il massimo del divertimento con gli amici, oppure siamo destinati a un’unica prospettiva fatta di eSports e competitività ai massimi livelli?
Sarà ed è l’eSport, dove un videogioco viene spinto ai massimi livelli competitivi e per quanto possa non piacere, ragazzi, questa è la realtà. Abbiamo le squadre della serie A, Bundesliga, La Liga e tutte le più importanti leghe con squadre eSport e così accade nel basket, negli MMO, nei MOBA, nel tennis, nei giochi di lotta o negli sparatutto. Vedere tricks e tecniche così elaborate rende il videogioco uno spettacolo a tutti gli effetti, non più solo intrattenimento domestico. Noi nostalgici non rinunceremo ai lanparty con gli amici per giocare ad Age of Empires 2 e non significa che un mondo che cambia diventerà peggiore di quello che conoscevamo. Del resto è stata proprio Nintendo a creare gli eSports, ricordate la mitica Nintendo World Championship su NES? L’agonismo c’è sempre stato, solo che non era mai stato riconosciuto ufficialmente: oggi è la nuova frontiera dell’intrattenimento che permette di competere con avversari da tutto il mondo e non solo con gli amici del quartiere. Sia chiaro, gli amici rimangono amici sempre, ma su alcuni giochi erano veramente pippe epiche! Oggi, invece, non ci sono frontiere e le possibilità di crescita sono vertiginose, abbracciamo il cambiamento ragazzi, sempre.
5) The Games Market, la piattaforma che, viste le premesse, è destinata a diventare il punto di ritrovo per eccellenza per i collezionisti di videogiochi: parlaci di questo tuo nuovo progetto personale, come è nato e quale sarà l’obiettivo principale che ti sei posto?
Non so se sarà un successo, sicuramente è uno strumento che oggi non è presente sul mercato e grandi aziende del settore della vendita online e della distribuzione di videogiochi si sono fatte subito avanti, anche quando l’idea era solo su carta. Il progetto nasce dopo una brutta esperienza personale in fiera a Milano, dove ho visto dei bancarellisti vendere un Final Fantasy 8, usato, a 400 euro a un ragazzo che probabilmente non era conscio del suo valore reale. Dopo quell’episodio, mi sono chiesto: perché non creare uno standard che dia metriche di mercato e valutazioni, ma soprattutto consapevolezza al consumatore di quello che sta comprando? Oggi il retrogame è un mercato consolidato e l’effetto nostalgico di alcuni titoli li porta a valutazioni pazzesche, se ci pensate, ma questo non significa essere autorizzati a scadere nella speculazione. Il valore reale di quel Final Fantasy 8 non era e non è la cifra esorbitante richiesta a quel ragazzo, come gli era stato inculcato in modo subdolo.
6) Il mercato dei videogiochi si trova a un bivio e The Games Market potrebbe essere la svolta, soprattutto per coloro che non sanno di possedere nelle loro cantine console e videogiochi di valore e vogliono scambiare pareri con altri come loro: si può affermare che la tua piattaforma si pone come innovativa esperienza social?
Abbiamo cercato di replicare l’esperienza che abbiamo vissuto per anni in negozio da Ambogiochi e sulle varie community, creando una grande famiglia che grazie a The Games Market diventerà ancora più vasta! Ho unito tante tecnologie e approcci per creare la piattaforma, partendo da un modello centralizzato in stile Amazon per presentare tutti i dati dei titoli con immagini, descrizioni, date di pubblicazione e varie versioni, poi ho collegato i dati di prezzo di Price Charting, strumento usato da grandi catene di distribuzione con milioni di utenti giornalieri che fornisce i dati di vendita aggiornati dei principali titoli del mercato acquistati in USA, Europa e Asia, così da presentare subito sotto tutti i venditori con i loro prodotti. L’obiettivo non è dare una cifra esatta in termini di valore, perché quella sarà il venditore a fornirla grazie alla propria esperienza, ma creare consapevolezza nell’acquirente di quello che si sta comprando o vendendo, in modo da capire se un titolo si distoglie troppo dalle valutazioni e per quale motivo, oppure se è in linea col mercato, Di certo, quel Final Fantasy poteva portarselo a casa con 50 euro da altre parti!
7) Piattaforma dedicata ai collezionisti, ma non solo: all’interno del sito si possono trovare articoli e approfondimenti su ogni argomento inerente al mondo del retrogame e alle novità che arriveranno sulle console di nuova generazione. Hai altre chicche da svelare su The Games Market e il suo futuro?
Beh, considerando che gli articoli di approfondimento li scrivi tu come potrei dirti che hai fatto un brutto lavoro? (qui Alberto ride, e rido anche io, perché non posso dargli torto!). La bella notizia è che tanti nuovi autori vogliono creare dei contenuti in esclusiva per noi e questo mi fa piacere, perché vuol dire che la piattaforma è credibile e genera interesse, suscitando il risveglio del vecchio piacere di scrivere di videogiochi, come si faceva per le vecchie riviste cartacee di settore.
8) Grazie per aver risposto alle mie domande! Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci? Hai segreti da svelare o messaggi per chiunque voglia entrare nella grande famiglia di The Games Market?
Per ora abbiamo creato una piattaforma stabile di commercio che offre valutazioni, contenuti e prodotti. I prossimi passi saranno le aste, come quelle che si vedono su eBay, assolutamente fondamentali per titoli importanti e unici, inoltre abbiamo costruito un servizio di grading con una commissione di esperti che lanceremo nei prossimi anni. Per i nomi bisogna aspettare, perché stiamo coinvolgendo anche le case di produzione, giornalisti, imprenditori e commercianti e chi meglio di loro potrà dare una grado al proprio titolo?
Con questo ultimo interrogativo retorico, Alberto mi saluta, dopo aver messo sul piatto molte pietanze succose per quelli che, come me e voi, mangiano videogiochi a colazione, pranzo e cena. Mi accompagna alla porta del suo tempio dedicato al meraviglioso multiverso videoludico che ha collezionato in tutti questi anni. È come percorrere un’immaginaria timeline di esperienze, divertimento e grandi sacrifici da parte di chi si è etichettato come imprenditore seriale ma è anche, almeno a mio parere, un appassionato visionario che non smette di sognare a occhi aperti.
Di carne al fuoco ce n’è davvero tanta e Alberto, con la sua consueta allegria, mi fa l’occhiolino, indicando il flipper.
La prossima volta, dice. E io non vedo l’ora di giocare con lui.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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