di Simon Larocca
12/09/2023
Quando si tratta di Videogiochi, l’immagine più stereotipata possibile è quella di un ragazzo, armato di cuffie e sedia da gaming, davanti a uno schermo con il joypad in mano.
C’è stato un tempo in cui capolavori come Doom, Resident Evil e Halo venivano associati al maschio trentenne medio, giochi violenti e frenetici che potevano venire fruiti quasi solo esclusivamente da una categoria ben precisa.
Categoria dove il genere femminile sembrava essere escluso quasi a priori, perché “i videogiochi non sono roba per femmine”. Frase che io stesso ho udito molte volte, da genitori con la puzza sotto il naso e gang di teenager, affiliati a gilde strettamente a numero chiuso, in World of Warcraft e giochi strategici in tempo reale.
Poi qualcosa è cambiato. O forse è semplicemente emerso dagli oceani grazie a flutti di sdoganamenti socio-culturali, finalmente liberi dalle catene e un bel po’ di pregiudizi.
Perché la verità è che le donne hanno da sempre apprezzato, amato e giocato ai videogiochi, solo che non era mai stato un dato statistico così rilevante come lo è oggi, e questo fa pensare, mettendo, anzi rimettendo in discussione un mondo già di per sé orientato al cambiamento con un ritmo vertiginoso.
Sono i dati a parlare: in Italia, le donne rappresentano a oggi il 42 % dei videogiocatori, secondo studi e ricerche dell’I.D.E.A., l’Italian Interactive Digital Entertainment Association, persone con un’età media che si aggira intorno ai trent’anni: significativo il fatto che costituiscano quasi la metà della popolazione nel nostro Paese.
Ma non solo: se è vero che i generi preferiti dal pubblico femminile emersi da queste ricerche, ovvero puzzle game e party game, vanno sempre per la maggiore, credo sia il caso di sfatare parzialmente anche questo mito. Action in prima e terza persona e giochi di ruolo, di matrice fantasy o cyberpunk per fare degli esempi, sono generi fortemente giocati negli ultimi anni dalle donne: videogiochi come Deus Ex e soulslike del livello di Elden Ring hanno attirato masse di giocatrici che ne hanno sviscerato ogni angolo e pixel, per non parlare del sottobosco di fangame, mod e community costituite da videogiocatrici diventate famose on line e che quotidianamente propongono gameplay in streaming.
Stanno cambiando i tempi? E la seconda domanda che sorge spontanea è: dov’erano prima?
Rispondo con un sorriso: ci sono sempre state, solo che non volevamo vederle.
Può sembrare polemico, ma in realtà è un dato di fatto, anche questo supportato da una visione d’insieme che allunga il suo sguardo, il nostro sguardo, indietro nel tempo: pensiamo alle immagini di Pong e il suo cabinato dell’epoca che sono arrivate a noi.
Parliamo del 1972, quindi più di cinquant’anni fa.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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