di Simon Larocca
22/02/2025
Entro in salagiochi con le mie mille lire accartocciate in una mano, sento tra le dita la zigrinatura della molletta per il bucato, quella che mia nonna usava lanciarmi dal balcone insieme ai soldi per andare a “giocare con i giochini”.
Le ho detto che ormai sono grande e i soldi li guadagno onestamente scrivendo i temi per i miei compagni di classe, ma non vuole sentire ragioni.
La salagiochi è situata in una sorta di scantinato seminascosto del circolo dei vecchi, un luogo inquieto e con banchi di fumo da sigaretta che al confronto Silent Hill pareva un parco divertimenti idilliaco. Il nuovo cabinato mi accoglie con urla disumane, facce orripilanti con la pelle strappata come carta da parati da sostituire e il mirino di una pistola fantastica posizionata davanti allo schermo: questo fu il mio primo incontro con The House of the Dead, targato Sega, 1996.
Tutto questo per dire che certi videogiochi portano con sé un bagaglio di divertimento arcade che non si può facilmente replicare, sia per gli anni che li hanno visti protagonisti che per l’effettivo stato di grazia degli sviluppatori, capaci in questo caso di trasmettere ai giocatori l’esperienza di uno shooter su binari (o rotaia) in prima persona senza tralasciare elementi fondamentali come bonus da guadagnare, strade secondarie da sbloccare e una legione di zombi usciti da un film di Romero che non smetteranno di darvi la caccia.
Ma i tempi sono cambiati, ora abbiamo i mezzi per riproporre alle “nuove generazioni” i classici che ci hanno fatto crescere come esperti di balistica anti-mostro e cecchini dell’ultima ora, così Forever Entertainment, dopo aver ripreso il primo spaventoso capitolo, ci riporterà sulle spalle di James e Gary, il dinamico duo di agenti che dovranno indagare su quanto sta avvenendo in una cittadina sperduta, teatro di un orrore che si svelerà uno zombie alla volta.
Benché la trama sia solo un pretesto per metterci in mano la mitica Light Gun progettata dalla Sega, nipote più evoluta di altri item hardware da console come la Zapper per intenderci, abbiamo quanto basta per gettarci nella mischia e dare prova della nostra precisione: per forza di cose, considerando che il remake di cui stiamo parlando atterrerà sulle principali console esistenti, dalla Switch alla Playstation 5 passando per Xbox, la questione periferica esterna sarà ovviata da controlli che necessariamente dovranno essere integrati alla perfezione nell’economia di gioco, ma attendiamo specifiche tecniche e conferme su questo fronte.
Per come la vedo io, titoli di questo genere darebbero un senso all’esistenza del Visore Vr, ricreando il mondo di gioco in modalità immersiva e coinvolgente. Immaginate Venezia, teatro del secondo gioco, invasa da zombie affamati e il senso di pericolo che evocherebbe nel giocatore l’architettura grafica della realtà virtuale, con la grafica rimasterizzata che un remake come si deve meriterebbe.
Sognare non costa nulla, tuttavia diamo atto a Forever Entertainment di aver abbracciato il desiderio di moltissimi fan della saga, affondando le mani nel passato e tirando fuori dalle acque torbide delle IP semidimenticate un classico senza tempo, uno di quei titoli che hanno reso i pomeriggi (e le mattine, se eravate dei birbantelli che saltavano le lezioni di matematica per sgattaiolare nel bar con i cabinati dietro la scuola) indimenticabili.
Annunciato per la primavera del 2025 stando alle ultime indiscrezioni, The House of the Dead 2: Remake promette lo stesso gameplay dei predecessori, una modalità Cooperativa che è di fatto il manifesto di uno sparatutto su binari, in aggiunta ad altri extra che non vediamo l’ora di provare e vivere sulla nostra pelle, noi che l’abbiamo ancora addosso, al contrario dei mostri da laboratorio che saremo chiamati a crivellare di proiettili!
Adatto ai giocatori di oggi ma anche a quelli di ieri, come me, ragazzi degli Anni Ottanta che forse non hanno più bisogno di mollette con banconote da mille lire scagliate dal balcone, tuttavia vi posso assicurare che quando mirerò alla testa del primo zombie che mi si parerà davanti rigiocando al remake, tornerò indietro nel tempo.
Ancora una volta.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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