Pokemon-Game Link e Go

Pokemon-Game Link e Go

Premi start

di Simon Larocca

27/01/2024

Immaginate una schiera di mostriciattoli.

Immaginateli mettersi in fila come soldatini e attendere i vostri ordini, con i loro musi non così mostruosi e le fattezze che ricordano animali carini e domestici da coccolare.

Prendete una console portatile di successo e il gioco è fatto, questa è l'idea alla base dei Pokémon, probabilmente il franchise videoludico ad ampio respiro più famoso, e longevo, di tutti i tempi.

Nati dalla mente di Satoshi Tajiri, talentuoso programmatore, i Pokémon sono stati proposti al pubblico attraverso ogni media possibile: dai videogiochi ai fumetti, dalle innumerevoli serie animate fino ai più recenti film in live action, i 'mostri tascabili' (parola macedonia che abbina Pocket e Monsters in un felice e azzeccatissimo connubio per il marketing) hanno invaso l'immaginario di milioni di appassionati per generazioni, dai primi Anni Novanta fino a oggi.

Il motivo di un tale successo va ricercato non solo nell'immediatezza della trama di fondo e la connessione empatica che si instaura tra il giocatore e l'allenatore, o allenatrice, che sceglieremo di muovere nelle quattro pareti di pixel: la possibilità di catturare i mostri e poterli collezionare, parola chiave che spalanca una voragine di possibilità di gameplay e ore di gioco, stimola da sempre il desiderio insito in ogni essere umano di fare nuove scoperte, trovare creature leggendarie nascoste nei boschi o tra le cime di montagne innevate quasi impossibili da raggiungere.

La sfida è troppo allettante perché il giocatore 'medio' non la accetti, ed è così che la passione ha trasceso il videogioco, l'Avventura con la A maiuscola è diventata immersiva, catapultando i Pokémon nel mondo del giocatore.

Fenomeno di costume oltre che esperienza di gioco, Pokémon Go ha rivoluzionato il modo di intendere il videogioco, avvalendosi della Realtà Aumentata e trasformando Google Maps in un'enorme arena videoludica.

Grazie a questa tecnologia, gli allenatori impugnano i propri cellulari come se fossero sfere poké potenzialmente infinite, utilizzandole per catturare i mostriciattoli nascosti dietro le sedie del tavolo o abilmente celati dietro gli alberi del giardino sotto casa!

Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se, in origine, Nintendo non avesse messo sul mercato il Game Boy Link, un cavo grazie al quale era possibile connettere due GameBoy e scambiarsi i Pokémon catturati dopo aver sudato le proverbiali sette camicie!

[Game link per Game Boy]

[Game link per Game Boy]

L'idea di permettere lo scambio tra giocatori era tanto semplice quanto geniale: incoraggiando gli allenatori a giocare il più possibile, Nintendo cementava la sua fanbase garantendo vita futura ai suoi prodotti, senza contare il fatto, tutt'altro che secondario, della nascita naturale di forum, siti e gruppi di fan che avrebbero contribuito a saldare il legame tra giocatori e Pokémon.

Il Game Boy Link, tra le sue funzionalità, era anche l'accessorio alla base della famosa Game Boy Camera, piccolo grande cimelio dell'epoca d'oro degli arcade portatili.

Oggi, forse, fa sorridere pensare ai ragazzi dell'epoca seduti a scuola, durante l'intervallo, intenti ad aggiornarsi sulle proprie avventure nel mondo dei Pokémon, magari mentre si danno di gomito contrattando come imprenditori esperti lo scambio di un Pikachu e un Charmander di livello 42.

La verità, però, è che a volte nelle piccole cose risiede la grandezza e di questo chi scrive ne è fermamente convinto: giocare spalla a spalla sapendo che piccoli mostri di pixels stanno percorrendo un tunnel strettissimo che collega i loro preziosi Game Boy… non ha prezzo.

Che dire di più? Gotta catch'em all!

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Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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