di Simon Larocca
14/08/2024
Quando le ombre si profilano all’orizzonte, la luce è chiamata a intervenire.
Scenari di questo tipo da sempre ispirano le menti creative di scrittori, sceneggiatori e programmatori di videogiochi, che affondando a piene mani nell’eterna battaglia tra bene e male trovano sempre idee interessanti. Assassin’s Creed, all’epoca della sua uscita (e parliamo di ben 17 anni fa, un’eternità in termini videoludici), fece scalpore per l’introduzione di personaggi grigi, difficilmente distinguibili in buoni e cattivi, protagonisti di avventure dinamiche dove la furtività e le strategie ragionate avevano la meglio su assalti irruenti e immotivati.
A cavallo tra presente e passato, con un sottile ma palpabile sguardo verso un futuro distopico e tutt’altro che roseo, la saga ci ha permesso di viaggiare davvero ovunque e in qualsiasi epoca, dai Templari agli arrembaggi pirateschi di Port Royale, passando per le ghigliottine della Rivoluzione Francese fino addirittura a saggiare le lame delle poderose asce vichinghe. Era solo questione di tempo prima che Ubisoft decidesse di conquistare le sponde orientali del Sol Levante: Assassin’s Creed: Shadows, in uscita il 15 novembre 2024 per Playstation 5 e Xbox Serie X, è infatti ambientato in Giappone, in un’epoca tanto tumultuosa quanto affascinante. A far da sfondo alle vicende del samurai Yosuke sono le battaglie continue e logoranti tra i feudi che costellavano l’intero Paese: ci troviamo nell’epoca Sengoku, l’oscuro rinnovamento nel nome del sangue e della modernità che avrà il suo culmine nella famosa battaglia di Sekigahara è alle porte.
Yosuke e Naoe, kunoichi abile e letale, oltre che rapidissima, diventeranno improbabili alleati nel dipanarsi della trama, ancora piuttosto nebulosa nonostante trailer e sezioni di gioco mostrate nelle varie fiere e show di settore.
Quello che sappiamo per certo è che Ubisoft, per la sua quattordicesima iterazione del franchise forse più longevo della sua storia di producer, sembra voglia fare le cose in grande: adottando una prospettiva ad ampio respiro come il suo predecessore “rivale” più illustre, ovvero quel Ghost of Tsushima già entrato nella leggenda, il giocatore potrà affrontare la sua campagna in singolo seguendo il canovaccio principale fra tradimenti, duelli al crepuscolo e il Credo dell’Assassino che non è mai stato così rigido e allo stesso tempo affascinante, oppure mobilitarsi verso zone periferiche, boschi attigui a villaggi vessati da tasse stritolanti e povertà manifesta, e cercare di svolgere missioni secondarie per la popolazione sconfiggendo banditi e recuperando risorse per il sostentamento di donne e bambini.
Un open world quasi a tutti gli effetti, in parole povere.
Anche il corso delle stagioni, mutevole per definizione, influenzerà non poco la storia e l’approccio alle quest del duo Yosuke-Naoe, elemento questo che secondo me ha un fascino speciale, oltre che un valore narrativo di notevole impatto: la storyline principale si presenta così corposa e ad ampio raggio.
Shadows però ha in serbo per noi altre frecce al suo arco: la gestione delle basi dove assolderemo e addestreremo spie e guerrieri spetterà totalmente a noi, andando a colmare, nelle intenzioni dei canadesi della Ubisoft, il vuoto “manageriale” che da sempre è una lacuna della saga, nonostante i blandi tentativi con Brotherhood e il quarto capitolo piratesco.
Ho intravisto nei filmati ufficiali mostrati finora un arsenale di armi a disposizione di Yosuke e Naoe di tutto rispetto, le riproduzioni di katana, shuriken e daikatana appaiono decisamente fedeli, un plauso alla scelta di armare la kunoichi con la kusarigama, eccezionale e spettacolare arma a medio raggio che, sono certo, non mancherà di rendere gli scontri eccezionali e divertenti.
Insomma, Shadows ha le cosiddette carte in regola per entrare nei cuori di una fanbase, quella di Assassin’s Creed, forse un po’ satura e desiderosa di una svolta significativa.
Che siano le ombre, finalmente, a dare la luce ai nuovi adepti del Credo?
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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