di Simon Larocca
17/09/2024
La palma di “prototipo del videogioco di ruolo moderno” del ventunesimo secolo è notoriamente assegnata a Skyrim, l’ultimo capitolo uscito in ordine cronologico facente parte della saga degli Elder Scrolls, come tutti sappiamo.
Tuttavia, poco prima dell’ascesa inarrestabile del capolavoro di Bethesda fu un altro titolo a gettare le basi per il nuovo corso degli RPG in stile occidentale, sto parlando ovviamente di Dragon Age, che con il suo Origins nel 2009 sconvolse la pletora di appassionati fantasy con il suo combat system e una magnifica cura per la storia e i dialoghi dei personaggi protagonisti.
Quindici anni dopo, più precisamente il 31 Ottobre 2024 stando alle voci ormai confermate da più fronti, Dragon Age giungerà su Ps5 e Xbox Series al suo quarto innovativo capitolo, con il nome di Veilguard che già di per sé fa pensare all’evocazione di un guerriero leggendario pronto a combattere il Male, e nella faretra elfica oltre alle frecce porterà tutta una serie di novità che fanno già discutere ovunque i fan della vecchia e nuova guardia.
Dietro Dragon Age vi è Bioware, software house canadese storica grazie alla quale abbiamo avuto Mass Effect e basterebbe questo a spiegare l’origine di molte caratteristiche peculiari della serie fantasy videoludica: l’importanza delle scelte che effettuiamo durante il gioco riverbera nella trama stessa e anche nei titoli successivi, apportando il tema delle conseguenze, sia positive che negative, concetto basilare che fece la fortuna del precedente capolavoro fantascientifico di Bioware.
A dirla tutta, da buon videogiocatore degli anni Ottanta, le reminiscenze che mi suggerisce la nuova incarnazione della saga fantasy non sono legate a Skyrim, ma a un gioco collocato più indietro nel tempo e che considero il padre putativo di Dragon Age, ovvero quel Baldur’s Gate che mise tutti d’accordo all’epoca su come si sviluppa e produce un gioco di ruolo.
Veilguard si affida a uno stile visivo meno cupo e realistico, al contrario dei suoi tre predecessori, e con l’adozione di una grafica più simile a un cartone animato moderno sembra voler prendere una direzione ben precisa, svecchiandosi e scrollandosi di dosso molte delle caratteristiche tecniche, ma non solo, che caratterizzavano i giochi precedenti.
Basterà per minacciare il trono dove siede il Sangue di Drago di Bethesda?
Questo è da vedersi, ma obiettivamente le premesse non sono male: un mondo vasto da esplorare con l’hub per i giocatori completo e funzionale, dove potremo avere a portata di mano ogni tipologia di informazione (minimappe, inventario, armi, bestiario, ecc) che potrà esserci utile per la nostra main quest.
Inoltre, la possibilità di intraprendere relazioni sentimentali, scegliendo di vedere le nudità senza filtri a seconda del nostro gusto personale, amplia enormemente il comparto narrativo pensato specificamente per la caratterizzazione del protagonista e il suo party: come dicono nei film romantici, alla fine l’amore lo cerchi ovunque, ma ce l’hai avuto sempre sotto il naso!
Rigorosamente in single player come da tradizione, Dragon Age: The Veilguard ci trasporta in una terra devastata dalla minaccia del Temibile Lupo e i suoi preparativi per distruggere il Velo e dilagare nel mondo mettendolo a ferro e fuoco.
Nei panni di Rook, il protagonista, saremo affiancati da un gruppo di eroi variegati e molto diversi tra loro per un obiettivo comune. Quale? La salvezza del mondo, che domande!
Uno dei companions che più mi ha colpito sia per design che abilità combattive è Lucanis Dellamorte, un nome un destino dato che appartiene alla classe degli assassini e probabilmente diventerà il personaggio preferito di molti, oltre che il mio: non c’è bisogno dei tarocchi per indovinarlo, carte magiche tra l’altro presenti in questo capitolo nella funzione di recap dei capitoli precedenti della saga all’inizio del gioco.
A questo punto non ci resta che aspettare, le dita prudono e quando meneremo fendenti il giorno dell’uscita sarà un giorno glorioso: l’Età del Drago sta per tornare sulle nostre console.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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