di Simon Larocca
21/08/2024
Quando Life is Strange toccò i nostri cuori di panna nel 2015, lo studio Don’t Nod (non annuite, vi vedo!) salì alla ribalta internazionale con un gameplay differente dallo standard a cui ci avevano abituato le avventure fino a quel momento, fatto di scelte mai così determinanti ai fini di una storia. Anche quelle apparentemente ininfluenti, dimostrando così che il famoso effetto farfalla di ritornoalfuturiana memoria poteva essere integrato in una trama articolata con rinnovata efficacia, senza sacrificare l’impatto narrativo e una buona dose di sconvolgimenti emotivi.
Forti del successo della saga iniziata con le iconiche Max e Chloe e con un bagaglio di esperienze solido, la casa di sviluppo francese Don’t Nod si appresta a smuovere le acque stagnanti del videogioco odierno con una nuova opera che promette faville: Lost Record – Bloom and Rage uscirà nel 2025 per Xbox e Ps5 e anche se si rincorrono date ipotetiche e previsioni varie, quello che ci preme sottolineare davvero è come questo progetto sia stato concepito sull’onda di un effetto nostalgia cavalcato senza filtri di sorta, delineando con lo stile riconoscibilissimo dei ragazzi e le ragazze Don’t Nod un periodo molto particolare e un’età ancora più particolare, vissuta da tutti noi con il respiro mozzato.
Lost Records ci riporta a molte, moltissime estati fa, nel 1995 per la precisione, un anno che non solo fu crocevia di destini per i protagonisti coinvolti, ma anche spartiacque dai rimasugli degli anni Ottanta e il futuro ormai incombente, tra il leviatano tecnologico chiamato Internet, la fine dei gloriosi walkman e il nebuloso, ma terribilmente vicino, futuro dei social che sarebbero presto arrivati. In mezzo a tutto questo c’è Swann, la protagonista che insieme alle sue amiche Autumn, Kat e Nora ci permetterà di rivivere l’indimenticabile estate dei loro dodici anni, ripresa attraverso il filtro di una videocamera e le sensazioni che provarono quando il mondo era una conquista continua. Quasi trent’anni dopo, le quattro sisters for life si ritrovano per rievocare e forse risolvere una volta e per tutte l’evento, o forse dovremmo dire il segreto, che da allora si portano dietro come un peso grave che mai le ha abbandonate in tutti questi anni.
Due linee temporali ben precise e nette, quella del 1995 e l’altra, ambientata ai giorni nostri: due versioni delle quattro amiche, adolescenti e adulte, in un rincorrersi di ricordi, gioie, dolori e piccoli grandi traumi che hanno definito le persone che sono diventate, il tutto raccontato con dolcezza e delicatezza alternate a colpi di bisturi precisi e dolorosi nell’abisso delle memorie.
Anche l’impatto visivo è studiato per riportarci indietro nel tempo, grazie all’uso di filtri e accorgimenti grafici che, insieme a una colonna sonora evocativa e una scelta di pezzi indie piuttosto azzeccata (come era avvenuto anche in Life is Strange) permette al giocatore di calarsi in tutto e per tutto nelle atmosfere amarcord del gioco.
Questa però è solo la punta di un iceberg che trapassa l’oceano e punta molto in alto: essendo un’avventura narrativa con elementi puzzle, gli aspetti investigativi che Don’t Nod promette sembrano davvero intriganti, e va da sé che sarà fondamentale analizzare ogni indizio, vivere ogni evento con attenzione e prestare molta attenzione ai dialoghi in entrambe le linee temporali. Linee temporali che saranno intrecciate come i fili rossi del destino che legano i polsi delle persone, e mai come in Lost Records la chiave di lettura sarà improntata sulle scelte e le loro conseguenze, come da tradizione fin dagli albori delle avventure di genere, a partire dal leggendario Maniac Mansion fino ad arrivare ai capolavori del ventunesimo secolo come Detroit Become Human, tanto per citarne un paio.
Al di là dell’estetica suggestiva di questo titolo, Lost Records Bloom and Rage è uno di quei titoli che non vediamo l’ora di giocare: ci racconta un’età difficile e come i sogni adolescenziali siano davvero fiori pronti a sbocciare, che purtroppo non sempre riusciamo a cogliere crescendo.
Ma ehi, non tutto è perduto, non lo è mai.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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